A poco più di 5 mesi dal suo licenziamento, Paolo Maldini è tornato a parlare in un’intervista rilasciata a Repubblica. L’ex capitano e direttore dell’area tecnica del Milan ha toccato diversi argomenti che riguardano il club e anche il suo futuro.
Su Pioli: “Va ringraziato, è stato fondamentale per i giovani. L’allenatore però è tra le persone più sole nel calcio. Dargli compiti che esulano dai suoi, senza un sostegno, lo renderà sempre più solo”.
Si parlava di una sostituzione del tecnico con Pirlo: “Il mio ruolo prevede frequenti confronti. Con Pioli lo stavamo già facendo per la stagione successiva. Aveva meritato il rinnovo fino al 2025. E se ci fossero state, come in passato, unità di intenti e visioni con gli obiettivi societari, non vedo perché l’avremmo dovuto cambiare”.
Su Ibra: “Gli posso suggerire che all’inizio sarebbe logico osservare e imparare”.
Il nuovo stadio: “Un motivo di scontro. Non potevo mettere la faccia su un progetto da 55-60 mila posti, quasi tutti corporate. Lottavo per uno stadio più grande e con parte dei posti popolari. Vista la media di oltre 70 mila a San Siro, direi che avevo ragione”.
La sua idea sul nuovo impianto: “Con un nuovo San Siro, e con più verde, si rivaluterebbe una zona a rischio abbandono. Milano è trainante in Europa. Dobbiamo aver paura del degrado, non il futuro. I grandi campioni hanno reso lo stadio iconico. Ma è passato. Milano ha sempre guardato al futuro”.
Sul suo futuro: “Le alternative al Milan sono limitate: mai un’altra squadra italiana, eventualmente solo una straniera di alto livello. A me piace vincere e costruire. Arabia? Chissà, potrebbe essere un’idea”.
Dinasty finita il 5 giugno: “Non lo so, un legame di 36 anni è troppo forte e resterà per sempre, la storia non si cancella. Dico grazie alla vita e al Milan. Vedo rappresentata una nuova era, un Berlusconi 2. Un ripassino della storia italiana degli ultimi 40 anni, politica e imprenditoriale? Gliel’ho detto prima del mio congedo: oggi comandate voi, ma per favore rispettate la storia del Milan”.