Di Giovanni Manco
MILANO – Il Milan si appresta a preparare la sfida di sabato contro il Napoli, gara dall’alto tasso di difficoltà. Per capire che tipo di partita ci aspetta, abbiamo intervistato un napoletano doc: Gianni Di Marzio. Ex allenatore – tra le altre – dei partenopei, dal 1977 al 1979 dopo aver fatto la gavetta nel settore giovanile del club dal 69 al 71. Ecco le sue parole in esclusiva:
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“Mi aspetto una partita importante del Napoli per dare prosecuzione a questo momento magico, come si è visto contro la Lazio. Poi mi aspetto un Milan entusiasta dall’arrivo di Piatek, sicuramente la squadra di Gattuso può dare di più rispetto a quanto visto a Genova dove seppur vincendo non mi è piaciuta sul piano del gioco. Cosa cambia con Piatek? Higuain si è perso dopo il rigore sbagliato contro la Juventus. Lui è abituato a giocare nel 4-3-3 dove può abbassarsi e dare ampiezza per poi attaccare la porta, al Milan forse non ha trovato i movimenti giusti per esprimersi. Evidentemente le sue caratteristiche non erano complementari a quelle dei suoi compagni. Il giocatore poi non si discute, basta vedere il gol che fatto in Europa League dove con una finta di tiro ha mandato fuori tempo l’avversario ed è andato in gol (contro l’Olympiacos, ndr). Ma d’altronde le sue caratteristiche non si possono assolutamente discutere… Piatek è giovane, ha voglia di imporsi, ha già imparato l’italiano calcistico. D’altronde non si è presentato da perfetto sconosciuto forte dei 22 gol segnati in Polonia. Non sarà Van Basten, ma è un profilo di grandi prospettive. Vede bene la porta sia come opportunista che da giocatore vero che sa’ attacca il primo palo, vede la porta, calcia bene. Il Milan ha sicuramente fatto un grosso affare, ma l’ha fatto anche Preziosi perché è la prima volta in assoluto – nel calcio italiano e forse internazionale – che si vede una plusvalenza simile in sei mesi. Ma ripeto, il suo profilo era già chiacchierato da molti club inglesi, giocatori del genere non sfuggono ai grandi talent scout. A Milano farà bene”.
Cosa ne pensa del Napoli di Ancelotti? “Il Napoli ha Ancelotti che è un vincente. È la prima volta nel calcio mondiale che un allenatore adatta i giocatori che ha ad un modulo di gioco particolare. il suo 4-4-2 è in realtà un 4-4-1-1 con Insigne o Mertens dietro la punta. I giocatori non hanno mai giocato così: Insigne non ha mai giocato a trequarti; Fabian Ruiz non ha mai giocato largo a centrocampo; Hamsik non ha mai giocato interno a centrocampo… Ha cambiato ruolo e caratteristiche ai suoi giocatori che però si sono adattati bene. Contro la Lazio, nonostante le assenze, la squadra non ne ha risentito. Non è un caso”.
Lei è stato, oltre che allenatore, un grande scopritore di talenti. Uno su tutti: Diego Armando Maradona… “Io ho avuto il piacere di trovarmi al posto giusto nel momento giusto con Maradona; Cristiano Ronaldo; Marcelo; Fernandinho; Casemiro; Tevez; Mascherano; Cavani; Lavezzi. I grandi giocatori del mondo l’ho visti con 10 anni d’anticipo. Quando ho fatto vedere ai giornalisti le mie relazioni su Ronaldo sono rimasti shockati. ‘Ma come – mi dicevano – hai scoperto tutti questi giocatori?’ Sì. Maradona? Allora ero allenatore del Napoli. Io non mi faccio gli affari miei, ovunque vado chiedo di calcio e dei calciatori più interessanti. Capitato in Argentina in occasione dei Mondiali, un tassista mi parlò di Maradona. Ero lì e fui convinto dall’allora presidente dell’Argentinos Juniors ad andare a vedere una partitina di selezione dove c’era Maradona. C’erano diversi giornalisti ed avevo paura che si potesse diffondere la notizia di questo prodigio. Fece tre gol e gli feci firmare subito un pezzo di carta dove si affermava che sarebbe venuto a giocare in Italia al prezzo di 250mila lire (300 mila dollari). Il presidente Ferlaino però non volle prenderlo, mi disse che ero fissato con i giovani… Siamo stati 15 giorni insieme in Argentina, l’ho conosciuto a fondo e gli voglio un sacco di bene”.
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