SULL’ADDIO A PARATICI –  “Sono tre temi importanti, su cui oggi non intendo risponde ad alcuna domanda, vorrei parlare di Fabio e dei nostri undici anni. Avevo tanti block notes sulla scrivania, quello di Palazzo Parigi a Milano mi sembrava il più adatto a prendere gli appunti su cosa sono stati questi undici anni insieme“.
LE TAPPE IN 11 ANNI DI COLLABORAZIONE CON PARATICI –Partiamo da Delneri a Pirlo, in mezzo nove scudetti, cinque Coppe Italia, due finali di Champions. Siamo partiti che eravamo all’Olimpico, oggi stadio Grande Torino, siamo arrivati all’Allianz. In mezzo penso all’Under 23, che ha vinto anche una Coppa Italia, e alle Women, con quattro scudetti, una Coppa Italia, due supercoppe. Sono tutti trofei raggiunti sotto la leadership di Fabio. Penso ai giocatori che ha portato qui da noi nella veste di direttore sportivo prima e chief of football poi. Penso alla riunione con Paratici, Marotta e Nedved, alle innumerevoli cene e ai pranzi, alle storie del giovane scouting in Sudamerica: il modo in cui te le racconta Fabio fa in modo che lo ascolteresti per ore. Penso agli Juventus Day e ai cucchiai di legno girati. Penso alle rare chiamate alle 7,30 del mattino e io pensavo solo alla sua incolumità fisica, mentre era in realtà in un fuso orario diverso. Penso, per una persona astemia come lui, ai mojito e alle feste scudetto. Rimarranno impresse“.