Castellacci: "Serve un protocollo diverso, medici del calcio non ascoltati"

Castellacci: “Serve un protocollo diverso, medici del calcio non ascoltati”

Enrico Castellacci, ex medico nazionale
Le parole di Enrico Castellacci, ex medico della Nazionale Italiana e attuale presidente dell'associazione dei medici del calcio.
Serie A, parla Castellacci

MILANO Enrico Castellacci, ex medico della Nazionale Italiana dal 2004 al 2018 e attuale presidente dell’associazione dei medici del calcio, si è così espresso a sport-lab.it sulla ripresa della Serie A: “C’è voglia da parte della Federazione di vedere completato il campionato, anche per i problemi economici che comporterebbe un’eventuale interruzione. Questo, però, lo deciderà il governo. Bisogna anche dire che un giocatore professionista non può stare quattro mesi senza allenarsi. Dovremmo studiare un metodo per farli allenare in sicurezza, magari con protocolli diversi rispetto a quelli messi sul tavolo finora. Noi medici del calcio non siamo stati invitati al tavolo, nonostante fossimo un punto importante in questo progetto. Avremmo gradito portare le nostre idee. Nel protocollo si dice che qualora si dovesse trovare un giocatore positivo al Covid-19 l’atleta sarebbe messo in quarantena, gli altri invece sono limitati a dei semplici accertamenti, senza quarantena. Questo contrasterebbe col Dpcm governativo. Bisogna chiarire questo punto, prendendo spunto dal protocollo tedesco: in Germania si mette il giocatore in quarantena e si fanno più tamponi agli altri. Se sono tutti negativi si continua. Per fare questi ci vogliono grandi spazi, centri sportivi e nessuna contaminazione esterna per creare ambienti sterili. Tutto questo è difficile applicazione”.  

SU ITALIA-GERMANIA DEL 2006: “Quando è finita mi sono dilungato sulla panchina, dicendo tra me e me “Ma è possibile che abbia avuto di poter vivere un momento simile?”. Tutti gli altri erano andati negli spogliatoi. Per questo, sempre pensando che avrei vissuto una finale mondiale, mi sono avviato verso lo spogliatoio. Sui gradini dello spogliatoio ho incontrato Klinsmann (Jurgen, ct della Germania). L’ho guardato pensando che era l’allenatore dei tedeschi, che aveva perso la possibilità di giocare una finale del Mondiale con la Germania in Germania. Ero imbarazzato. Ci siamo guardati negli occhi e gli ho detto: “Dire che mi dispiace non posso dirtelo, però che ti capisco umanamente sì”. Lui mi ha risposto: “Non ti preoccupare Enrico, ricordati che siete i più forti”.

SULLA TESTATA DI ZIDANE: “Non l’ho vista, come nessuno dalla panchina. Poi ho visto Marco a terra e sono entrato in campo, ma senza aver visto quello che era successo. Quando sono arrivato vicino a lui gli ho chiesto cosa fosse accaduto. Marco mi ha risposto: “Mi ha dato una testata”, riferendosi a Zizou. Lì per lì sono rimasto esterrefatto. Poi mi ha detto: “Ma lo ha espulso?”. Gli ho detto di no e si è ributtato giù. Ci siamo alzati, siamo corsi verso il guardalinee che non aveva visto niente. Poi il quarto uomo, che si era accorto di tutto, ha comunicato al guardalinee e all’arbitro quanto accaduto. Davanti a noi ha poi espulso Zidane. Un grande giocatore. L’ho guardato quando usciva con lo sguardo triste. Era la sua uscita di scena dalla vita calcistica. Quella è stata l’ultima sua partita. Zidane è passato vicino alla Coppa senza neanche guardarla”. CLICCA QUI>Intanto, ecco tutte le principali notizie dal mondo Milan in aggiornamento live

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