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Gravina: “Superlega? Se diventasse realtà la Juve sarebbe esclusa dalla Serie A”

Gabriele Gravina

Nella lunga intervista di Gabriele Gravina a La Repubblica il numero uno di via Allegri ha parlato anche degli spareggi mondiali

Redazione Il Milanista

Ai microfoni de La Repubblica è intervenuto il presidente della FIGC Gabriele Gravina. Ecco le sue parole.

Gabriele Gravina, giovedì l'Italia si gioca l'ultima carta per andare al Mondiale. Ha detto qualcosa a Mancini e ai giocatori? - "Una sola, alla cena di Natale: non pensiamo più all'Europeo vinto. Quello è storia. Guardiamo avanti".

Cosa ha significato per lei? - "Quando un sogno lo realizzi, lo hai perso. Conquisti la tua realtà. Abbiamo avuto fortuna? Sì, anche. La stiamo pagando ora? Sì, la stiamo pagando. Abbiamo finito di pagare? Non lo so, vedremo tra poco. Di sicuro venderemo cara la pelle: siamo abituati a sudarci tutto, storicamente o facciamo grandi exploit o grandi flop. E questo ha radici più profonde".

Se l'Italia sarà eliminata lei si farà da parte? - "Solo un folle lega la politica al risultato sportivo. Io voglio vincere, ditemi dove devo andare a piedi per vincere queste due partite e ci vado. Ma se pensassi che vincendo due partite risolverei i nostri problemi, ucciderei il calcio italiano".

Giancarlo Abete si dimise dalla presidente della Federcalcio dopo l'eliminazione al primo turno in Brasile nel 2014. Carlo Tavecchio dopo la mancata qualificazione nel 2017. E lei? - "Tavecchio aveva il Coni contro, aveva una maggioranza risicata in un quadro di sistema totalmente diverso da quello attuale. Io sono stato eletto un anno fa, abbiamo vinto l'Europeo, ho una maggioranza solida e un ampio consenso. Non esiste l'istituto della sfiducia, se mi facessi da parte per andare al voto probabilmente verrei rieletto. Che presupposti ci sono per dimettersi? Nessuno".

 

E Mancini rischia? - "Ha perso una partita delle ultime 40, gli ho fatto firmare il rinnovo prima dell'Europeo e non era scontato che lo vincessimo, anzi. Se avessimo segnato quel rigore di Roma contro la Svizzera, per me un "rigorino", non staremmo a parlare di tutto ciò".Si parla tanto del Portogallo come avversario in finale e poco della Macedonia.  - "Io penso solo alla Macedonia. Sarà dura e noi contro le squadre slave soffriamo sempre".

Nove mesi dopo crede che la vittoria dell'Europeo sia stata un'occasione di crescita sprecata? - "Guardate il risultato del calcio italiano nelle competizioni europee. Se la Juve perde 3-0 con la settima spagnola c'è un motivo. Se tutte escono prima dei quarti in Champions c'è un motivo. Le Primavera hanno solo il 30% di giocatori italiani, non ci sono infrastrutture per far allenare i giovani, abbiamo perso 200 mila tesserati del settore giovanile e scolastico durante la pandemia, recuperandone poi 120 mila. La responsabilità politica c'è se non si risolvono questi problemi".

E questa responsabilità politica è della Serie A? - "La condivido con tutto il sistema calcio. Certo, l'elemento trainante, la Lega, deve dare dimostrazione di leadership comportamentale. Con i progetti, non con le urla. Se avremo coraggio, otterremo risultati nel medio termine. Diversamente, raccoglieremo i cocci".

Ma la Serie A è divisa su di lei. - "Non è vero. La Serie A non sono solo due o tre soggetti. Io ricevo consensi quotidianamente. Ci sono resistenze da parte di vecchi protagonisti del calcio che non hanno fatto il bene del movimento e non possono oggi essere un riferimento governativo".

Ma sull'introduzione dell'indice di liquidità per l'iscrizione al campionato il "no" dei club è compatto. -  "Il tema delle licenze è delicato. Se la A non comincia ad adeguare il proprio modus operandi a logiche aziendali vere, avrà un risveglio violento quando sarà la Uefa, con la commissione che ho l'onore di presiedere, a inserire indicatori rigidi per giocare le coppe, dal 2024/25. Se alcuni indicatori economici mi dicono che il sistema è in una condizione di prefallibilità, io devo intervenire. Come la difendo la Serie A? Lasciandola fallire o creando i presupposti per una gestione virtuosa? La mia preoccupazione coincide con quella di Fifa, Uefa e tante altre federazioni. Non capisco le reazioni scomposte, invece di fornire possibili soluzioni".

Ha affrontato l'argomento col neo presidente della Lega di A, Lorenzo Casini? - "Sì. E ho chiesto di introdurre altri tre indici di controllo, su solvibilità, stabilità e controllo costi. Tra due o tre anni, per partecipare ai campionati non si potrà spendere più di una certa soglia. E bisognerà aver pagato tutti i debiti".

C'è un'inchiesta aperta sulle plusvalenze drogate. Cosa intende fare la Federcalcio per contrastare questo fenomeno? - "Sul piano sportivo, potremmo arrivare a considerare solo il saldo attivo delle operazioni: se fai lo scambio di figurine, non hai un vantaggio. Studiamo soluzioni per togliere la tentazione. Sul piano civilistico, resta il problema della valutazione oggettiva di un calciatore. Ma su questo è al lavoro la giustizia, non solo sportiva".

Maignan in Cagliari-Milan ha denunciato insulti razzisti. L'Italia è indietro, cosa pensa di fare? - "Tutte le società hanno gli strumenti tecnologici per identificare i razzisti e devono utilizzarli, altrimenti pagano. Tante li hanno denunciati penalmente. Piuttosto, gli ispettori sul campo dovrebbero essere più attenti ad ascoltare cosa succede".

Il calcio potrà beneficiare dei fondi del Pnrr per gli stadi? - "Credo di no. I soldi dati per lo stadio di Firenze sono stati stanziati grazie anche alla disponibilità della Figc di spostare il museo del calcio al Franchi".

La Juventus rischia ancora l'esclusione dal campionato per il contratto sulla Superlega? - "Quel contratto è un'ipotesi progettuale. Se diventasse realtà, la Juventus sarebbe fuori dal campionato italiano. La Superlega è la risposta sbagliata a un'esigenza reale. Anche l'Italia deve ragionare su come migliorare la qualità del campionato e renderlo più appetibile per i mercati in espansione come quello arabo dove al momento raccoglie poco".

E una Super Serie A, staccata dalla Federcalcio? - "Sento parlare di una Serie A come la Premier. Ma la federazione inglese ha una quota della Premier con la golden share e il diritto di veto su tutto. Sarebbe come commissariare la Lega: a me va bene, ma chi ne parla lo sa?".