Di Ramona Marconi
MILANO – La sconfitta contro l’Atalanta fa male: 5 gol, poi le lacrime di Donnarumma che raccontano una domenica davvero nera per i rossoneri. La cura Pioli non sta sortendo gli effetti sperati e adesso si respira un’aria davvero tesa, quasi rassegnata. Abbiamo avuto il piacere di intervistare – in esclusiva – Massimo Donati, con il quale abbiamo analizzato la sconfitta di oggi e non solo…
Giornata davvero amara per il Milan…
E’ difficile vedere un Milan che perde per 5-0. A fare notizia non è tanto la sconfitta contro una signora Atalanta, contro una squadra ancora in Champions. A fare male, e anche notizia, sono i 5 gol incassati.
Il Milan versa in cattive acque e da tempo. Le colpe o i motivi di questa ennesima stagione fallimentare?
L’errore più grande, per me, è stato quello di cambiare troppi giocatori senza comprare un top player. Non puoi pensare di puntare su tanti giocatori buoni, ma che si devono ancora affermare se ti chiami Milan. Vedi Juventus e Inter, ogni anno fanno 2-3 acquisti, ma di grande livello. In casa Milan mancano i nomi altisonanti, i giocatori che ti fanno fare la differenza.
Come cambiare rotta? Da dove ripartire?
E’ difficile se non ci stai dentro. Io prenderei Ibrahimovic. Magari non è lo stesso di tanti anni fa, ma è un giocatore con un nome importante, uomo spogliatoio e di grande carisma. Può riportare fame ed entusiasmo ad un Milan che si è spento.
L’immagine di oggi sono le lacrime di Donnarumma…
Le lacrime ci stanno, dimostrano che è attaccato alla maglia. Ora lo deve dimostrare fino in fondo: se continui a chiedere altri soldi al Milan, a questo Milan, che deve risolvere problemi ben più grandi, credo che sia un controsenso. Non è il momento per lui e per Raiola di chiedere di più.
In una recente intervista hai sostenuto che non eri pronto per il Milan: ammissione di grande coraggio…
Sì, ho detto la verità. Io non ero pronto mentalmente ed è un po’ lo specchio di quello che si vede nel calcio moderno. Tanti giocavi approdano in squadre importanti dopo una stagione importante, ma non sono ancora pronti mentalmente. Io lo sto capendo e l’ho capito da quando faccio l’allenatore e mi confronto con questa realtà. Arrivare in alto è facile, rimanerci è molto difficile.