Marco Van Basten ha rilasciato una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport. La leggenda del Milan, presente a Milano per festeggiare i 125 anni del club, è tornato indietro con la memoria al suo trascorso rossonero.
news milan
Van Basten e il suo Milan: “La mentalità era quella di vincere sempre”
Sull'ingresso nella Hall of Fame: "E' un onore. Con il tempo arriveranno anche Maldini, Tassotti, Donadoni, Rijkaard e tutti gli altri miei ex compagni. Legame? Se hai giocato qui a Milano, con la maglia del Milan, è difficile non sentire il feeling con la città, con lo stadio, con i tifosi e con la storia di questo grande club. Per me i colori rossoneri, il pubblico e la società resteranno sempre qualcosa di speciale. Anche se vivo in Olanda, quando gioca, la prima cosa che controllo è il risultato del Milan".
LEGGI ANCHE
Il DNA europeo di quella squadra: "Era l'unità di una società che aveva al comando due dirigenti esperti e del calibro di Berlusconi e Galliani. Berlusconi aveva una visione e l'ha portata avanti scegliendo bene allenatori e calciatori. Negli anni abbiamo avuto una squadra super: con Tassotti, Baresi, Costacurta, Maldini e Filippo Galli avevamo la difesa migliore d'Europa. A centrocampo con Ancelotti c'erano Donadoni, Rijkaard, Colombo, Evani e Albertini; in attacco io, Gullit, Virdis, Massaro ecc. La mentalità era quella di vincere sempre, a tutti i costi. Anche se ci trovavamo sotto a pochi minuti dalla fine. Il tecnico è importante, ma se hai un nucleo di campioni è tutto più facile".
L'infortunio che lo ha costretto a smettere presto: "E' stato difficile accettare di dover smettere, di fatto, a 28 anni. Ho visto Maldini, Costacurta, Baresi, Tassotti e Costacurta che hanno giocato quasi fino a 40 anni e per loro è stata una bella cosa. Sarebbe piaciuto molto anche a me, ma mi sarei accontentato anche di 7-8 stagioni in più. Purtroppo non è stato possibile".
© RIPRODUZIONE RISERVATA