IlMilanista.it
I migliori video scelti dal nostro canale

news milan

Iniesta: “Grande affetto dal tifo italiano. Pedri sia sé stesso”

Andreas Iniesta con la maglia del Vissel Kobe

Ecco le parole dell'ex centrocampista e stella del Barcellona Don Andreas Iniesta ai microfoni di Goal.com

Redazione Il Milanista

Andreas Iniesta dopo aver concluso la sua avventura 3 anni fa con il Barcellona si è trasferito in Giappone per giocare con il Vissel Kobe, formazione con cui ha vinto la Coppa dell'Imperatore nel 2019 e la Supercoppa nel 2020. Oggi l'ex Barca ha rilasciato un'intervista ai microfoni di Goal.com. Ecco le parole del Campione del Mondo 2010:

Come è stata e come si vive la pandemia in Giappone? -  "Siamo qui da tre anni e più passa il tempo, più siamo felici di questa esperienza, tanto a livello professionale quanto a livello familiare. Questo è l'importante: godersi e assaporare il calcio finché corpo e testa rispondono bene. Da un anno e mezzo la situazione è complicata come in tutto il mondo. In questo momento il paese è chiuso e le persone non possono entrare, bisogna continuare a vaccinarsi. La speranza è che da qui alla fine dell'anno si possa ritrovare un po' di normalità".

Si dice che giocherà fino a 37-38 anni e sei già vicino a quel traguardo, però hai rinnovato fino al 2023 - "Mi vedo bene. Non è stato facile recuperare da quell'infortunio, che è stato piuttosto serio, però il percorso di recupero è andato perfettamente, mi sento molto bene e con voglia di continuare. Continuo a mantenere la voglia di allenarmi e di giocare. Continuo a prendermi cura di me stesso, ancora di più, affinché questo sia possibile. E così farò fino a quando il mio corpo mi imporrà di fermarmi".

Questo infortunio è stato serio, tanto da costringerti all'operazione. Hai mai pensato di lasciare? - "Bisogna essere molti lucidi perché infortunarsi e finire sotto i ferri a 37 anni, ossia quando ci si avvicina alla fase finale della carriera, qualche pensiero per la testa passa. L'esperienza accumulata ti invia dei segnali. Quando mi sono infortunato volevo solo recuperare e continuare a giocare. Spero non sia un infortunio che ponga fine alla mia carriera".

 Iniesta

Stai valutando, quando smetterai, di fare l'allenatore. In chiave nazionale cosa pensi di Luis Enrique, che conosci molto bene, quando si è autoproclamato leader? - "Il mister quando parla dice le cose chiare. Sono tra quelli che pensano che l'allenatore deve essere sempre un leader e in lui questa dote è evidente: si fida dei suoi giocatori e del modo in cui fanno le cose, poi le cose potranno andare meglio o peggio".

Dopo degli Europei entusiasmanti e i dubbi di settembre, ad ottobre ci sarà la Nations League - "In questa nazionale è in corso un ricambio generazionale, quindi servirà del tempo. Devono mantenere grande fiducia. Hanno disputato dei grandi Europei e ora stanno incontrando delle normali difficoltà, come già ce n'erano state se si guarda ai precedenti. Però io ho sempre molta fiducia nel gruppo e in Luis Enrique".

Pedri può essere l'Iniesta di questa generazione? - "Io vorrei che Pedri fosse Pedri, l'importante è che sia in nazionale e nel suo club per le qualità che possiede, che sono di altissimo livello. E' un ragazzo di 17-18 e a volte ci si dimentica di questo: deve continuare a lavorare come fa, crescendo e apprendendo. Non c'è un segreto. E lui lo fa meravigliosamente. Fare confronti è sempre difficile, deve continuare a godersi e a divertirsi giocando a calcio e continuando a fare quello che fa. La sua qualità e il suo talento sono sotto gli occhi di tutti".

Hai parlato di questo con lui o ti ha chiesto qualche consiglio? - "Sì ho parlato qualche volta con lui di questo e del calcio in generale. Gli ho sempre detto che, anche se è normale fare confronti, l'importante è che sia focalizzato sulle sue capacità, su ciò che deve migliorare e che continui a crescere. È in un ottimo posto per farlo e ha la fiducia degli allenatori, che è sempre fondamentale".

Mi chiedono da Goal Italia se ricordi la standing ovation ricevuta nella fatidica notte di Roma, quando hai lasciato il campo e in quel momento era ancora il Barcellona a qualificarsi - "Quella notte, come dici tu, è stata nera per noi. Ed è stata la mia ultima partita in Champions League, quindi sotto questo aspetto è stata terribile. Ma momenti del genere li custodisci con piacere, quando le persone ti mostrano la loro stima e il loro affetto. Con i tifosi italiani c'è sempre stato grande affetto perché mi hanno sempre mostrato molto rispetto, e questo è molto bello".

Da Goal UK sottolineano il fatto che Foden e Mount, due calciatori più del simili al tuo profilo che a quello dei connazionali Lampard o Gerrard, hanno detto che per loro sei un riferimento. Cosa ne pensi? - "Sono cose che fanno piaceri soprattutto quando provengono da dei colleghi giovani che, nonostante l'età, possiedono un talento eccezionale e sono predestinati destinati a segnare epoche nelle loro squadre. E' un qualcosa di affascinante. Sono profili, come dici tu, diversi dagli altri giocatori, ma fanno la differenza con il pallone tra i piedi e per mezzo le loro capacità".