L’ex portiere della Juventus e della Nazionale italiana Gianluigi Buffon ha concesso una lunga intervista a Tuttosport.
“Ho riportato molto delle mie esperienze. Ho pensato che ho vissuto tanto nel calcio e potevo permettermi di raccontare un po’ di cose vere e vissute. Insomma, non volevo esprimere concetti astratti, ma molto concreti. C’è anche un po’ del mio nuovo percorso, del ruolo in Nazionale e dell’essere studente. Ho cercato di metterci della vita, insomma. È un manifesto contro gli algoritmi? Io non credo che esista un modo universalmente valido per capire e raccontare il calcio: gli algoritmi da una parte, l’esperienza empirica e diretta dall’altra. Io sono fortunato perché posso fare da ponte fra il passato e il presente, con uno sguardo sul futuro. Per scegliere i giocatori con i quali comporre una squadra, i nuovi sistemi informatici sono di aiuto e non vanno sottovalutati. Per esempio, per scremare dalla massa venti buoni giocatori nel ruolo in cui stai cercando. Poi, quando l’asticella si alza e non devi più passare dal dodicesimo al terzo posto, ma dal terzo al primo, allora per salire quel piccolo gradino, che piccolo non è per nulla perché è il più difficile di tutti, credo veramente che il sapere e il sentire personali, derivanti dalla tua esperienza, facciano la differenza“.