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Amoroso: “Milan occhio a Beto! Se ingrana sono guai”

Marcio Amoroso con la maglia del Milan

Ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, in vista del match della Dacia Arena, è intervenuto l'ex attaccante di Udinese e Milan Marcio Amoroso

Redazione Il Milanista

Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo Marcio Amoroso ha intrapreso una nuova carriera in Brasile: "Per un po’ ho costruito case, ora un’azienda che vende accessori per cellulari. Caricatori, cavi, auricolari. Sto bene e mi godo la famiglia". In Sud America sta benissimo anche per la dolce temperatura "Qui fa caldo, sto in pantaloncini. Non come da voi, ora". Eppure l'ultimo capocannoniere brasiliano ha nostalgia di Udine: "Mio figlio è nato lì. Sarà per sempre casa". Ma nonostante la lunghissima distanza segue ancora il club friulano e il Milan: "Hanno mandato via Gotti, peccato. L'Udinese merita l'Europa. Noi facevamo tremare le big, eravamo l’Atalanta di oggi. Nel 1999 ho vinto la classifica cannonieri davanti a Batistuta, Del Piero, Bierhoff, Crespo, Signori. Se non fosse stato per Calori…

In che senso? - "I primi mesi a Udine non giocavo mai, così chiesi a Pozzo di andar via. Avevamo trovato un’intesa con il Valencia. Il presidente era d’accordo, ma disse di aspettare un mese perché eravamo a corto di attaccanti".

E poi cos’è successo? - "Il 15 dicembre 1996, una settimana prima di andar via, giochiamo in casa contro la Fiorentina. Ero la quarta punta, solo che nel riscaldamento si fa male Luca Clementi e Zac mi dice di giocare. Alessandro Calori, nello spogliatoio, mi prende di peso e mi attacca al muro davanti a tutti. ‘Vuoi andar via? Va bene, ma oggi sei uno di noi. Se non segni almeno due gol ti prendo a calci nel sedere. Sa com’è finita, immagino".

Doppietta, Udinese-Fiorentina 2-0. - "Già. Lì è nato Marcio Amoroso".

L’ultimo brasiliano capocannoniere in Serie A - "Sono passati più di vent’anni e quel titolo è ancora lì. Ventidue gol contro i campionissimi valgono come uno scudetto per me, anche perché io avevo una o due occasioni a partita. Loro di più. Non potevo sbagliare. È il riconoscimento individuale di cui vado più fiero".

Oggi la rivelazione è Beto, 6 gol in 14 partite. La intriga? - "Molto. In alcune cose mi somiglia. I due gol segnati alla Lazio sono tanta roba, soprattutto quello in cui si è fatto 30 metri palla al piede. Udine è un’oasi felice per gli attaccanti. Ci sono sempre stati".

Nel Milan c’è un solo brasiliano invece: Messias - "La tradizione si è un po’ persa e mi dispiace. Ai miei tempi eravamo io, Serginho, Dida, Cafu, Kakà. Fa strano, ma la società è sulla strada giusta. Sta riportando il Milan dove merita. Junior mi piace, la sua storia mi ha colpito molto. Ha dribbling, un bel passo, può fare la differenza".

Cosa le è rimasto dell’esperienza al Milan? - "L’orgoglio di aver giocato con i campioni. Arrivai a gennaio 2006, dopo aver vinto il Mondiale per Club e la Libertadores con il San Paolo. Vieri andò a Monaco per prendersi il Mondiale, io a Milano per tornare in nazionale e volare in Germania. Ero il quarto attaccante, giocai solo 4 partite, Ancelotti preferiva Sheva, Gila e Inzaghi. Giusto così. Galliani mi voleva dai tempi di Udinese. Dopo Helveg, Zaccheroni e Bierhoff cercò di acquistare anche me, ma costavo troppo".

Stava per finire alla Juventus, però - "Già, in uno scambio con Henry a gennaio 1999. Era tutto fatto, Ancelotti mi voleva, ma Titì rifiutò l’Udinese e io rimasi a Udine. Meglio così, lo dovevo alla piazza. E fine anno diventai capocannoniere".

Ha altre sliding doors? - "A Parma mi voleva la Roma, ma il più grande rimpianto resta l'infortunio al ginocchio nel 1994. A quei tempi in Brasile ero il numero uno, mi volevano tutti, ma rimasi un anno fermo. E il Barcellona prese Ronaldo…".

Oggi si gode suo figlio Matteo - "È campione Under 20 con l'Internacional. Il 19 dicembre giocherà la Supercoppa. Non fa la punta come me però, lui è un centrocampista, si diverte da mezzala o più avanti. Ne sentirete parlare".

Sabato c’è Udinese-Milan, pronostico? - "Rossoneri favoriti. Sono da scudetto. Occhio all’Udinese però, squadra imprevedibile. Se Beto ingrana sono guai".