Milan, chi è Hendrik Almstadt

MILANO – Luca Pagni, giornalista de La Repubblica, ha tracciato sul suo blog un profilo di Hendrik Almstadt, nuovo dirigente del Milan voluto dall’AD Ivan Gazidis.
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Ecco le sue dichiarazioni: “Volete capire come sta cambiando il calcio, dove i fondamentali economici contano forse anche più di quello che succede sul campo di allenamento o la domenica in campionato? Segnatevi questo nome: Hendrik Almstadt. E già che ci siete segnatevi che si è laureato nella “prestigiosa” London School of Economics e ha un Mba (l’equivalente di un master) ad Harvard. Da un paio di giorni è un nuovo dirigente del Milan. Lo ha voluto, ovviamente Ivan Gazidis: l’amministratore delegato che gode della fiducia del fondo Elliott ha lavorato con lui per cinque anni all’Arsenal. Dopodiché tra il 2015 e il 2016 è passato all’Aston Villa, mentre nelle ultime stagioni era entrato a far parte del gruppo dirigente del circuito professionistico del golf Pga.
Ma cosa viene a fare al Milan? Ed è vero come qualcuno ha scritto che è destinato a ricoprire un ruolo conflittuale con i compiti del direttore sportivo Leonardo da un lato e di Goffery Moncada, capo del settore scouting e data analisys? Il Bollettino dubita che manager pratici di scuola anglosassone costruiscano strutture societarie affinché i dirigenti si pestino i piedi. Al massimo, li mettono in concorrenza per vedere chi porta i risultati migliori. Ma ciascuno ha la sua area di competenza e di azione ben definita. Almastad avrà un ruolo simile a quello che aveva all’Arsenal, dove si occupava di “football operations”. Il Bollettini si scusa per il ripetuto uso di termini inglesi. In effetti, si dovrebbe fare come i francesi che traducono tutto nella loro lingua. Quindi: Leonardo sappiano cosa fa, Moncada va in cerca di giovani talenti e analizza le prestazioni dei giocatori (dai primi calci alla prima squadra). E Almstadt? All’Arsenal si occupava di tutte le attività legate al “pallone”, per valutarne le prestazioni. Nel senso che dovrà capire se i soldi che vengono spesi per il settore giovanile sono stati ben spesi, se il settore dell’analisi dei dati ha dato i risultati sperati, se le spese sono rimaste all’interno dei limiti previsto (il budget, per dirla all’anglosassone), ma dovrà anche misurare l’efficienza dei progetti legati alle attività sportive e il rendimento dei singoli dipendenti e collaboratori. Avendo lavorato a stretto contatto con Gazidis, tutto fa presupporre che si occuperà anche di questo a Milanello. Ci si potrebbe domandare? Tutto questo cosa c’entra con il calcio? Bisogna sempre ricordarsi che il progetto di Elliott non è solo sportivo, ma è soprattutto economico, visto che di mestiere investono in società per avere un ritorno da distribuire che affida loro i soldi che devono rendere.
Per cui, esattamente come è accaduto all’Arsenal (che ha bilanci in attivo da 13 anni), il disegno prevede che il club rossonero arrivi nel giro di 3-4 anni al massimo di raggiungere l’autosufficienza: in pratica, avere i conti in attivo e autofinanziarsi grazie ai proventi da ricavi tv, sponsorizzazioni, stadio e attività commerciali varie. Ma per avere un bilancio a posto bisogna anche tenere sotto controllo i costi e sviluppare anche un minimo di attività in cui a rendere è anche la gestione di giocatori. In particolare, di quei giovani che non arrivano in prima squadra ma che possono comunque intraprendere una carriera professionistica. A questo punto lo avrete capito: più che sovrapporsi le varie figure dirigenziali dovranno integrarsi. Il mondo del calcio ad alto livello è diventato una macchina sempre più complessa e come tale va gestita. Non è più l’idea di calcio romantico a cui molti sono affezionati? Ognuno valuti da sè. Il Bollettino, come suo costume, cerca di dare elementi perché ciascuno si possa fare la sua idea”. Intanto, colpaccio low cost: Leo chiude a 10 milioni! > CLICCA QUI
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