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Prince Boateng: “Nessun bianco mi ha mai detto di volermi sostenere contro il razzismo”

Redazione Il Milanista

Le parole di Kevin Prince Boateng, da sempre calciatore in prima linea nella lotta al razzismo.

Le parole di Boateng

MILANO - Kevin Prince Boateng, da sempre calciatore in prima linea nella lotta al razzismo, si è così espresso al Corriere della Seraspiegando alcune criticità emerse in questa importantissima battaglia sociale: "Nessun bianco mi ha mai detto di volermi sostenere in questa battaglia. Qualcuno si astiene per paura, altri perché ritengono sia più vantaggioso non esporsi in una vicenda che non li riguarda. Comandano i bianchi: se alzassero la voce loro, saremmo più ascoltati".

Il calcio, inoltre, è cambiato parecchio. I giovani, anche secondo Kevin Prince Boateng, non sono più quelli di una volta... "Quando ero al Tottenham - ha raccontato l'ex centrocampista di Milan, Barcellona, Sassuolo e attualmente in forza al Monza - dovevo pulire le scarpe ai vecchi dello spogliatoio. Oggi i giovani mica lo fanno, pensano alle Mercedes e alla playstation. La prima volta in cui ho mangiato il sushi avevo 23 anni ed ero arrivato al Milan, ero uno di strada abituato al kebab. Il giorno in cui non proverò più passione per questo mestiere smetterò, non voglio rubare il posto a chi ancora lo sogna".

Uno Scudetto, una Supercoppa Italiana, 85 presenze in Serie A e 18 reti, a cui si aggiungono le 23 partite in Champions League condite da 6 gol, tra i quali quello meraviglioso segnato a San Siro contro il Barcellona. Questo è il bilancio di Kevin Prince Boateng con la maglia rossonera. Il centrocampista ghanese, oggi tra le fila del Monza, ha poi consì concluso l'intervista: "Le cose cambiano in fretta nella vita e nel calcio. Fino a un anno e mezzo fa ero al Barcellona, adesso invece gioco in Serie B. Potevo andare in America, avevo delle offerte lì, ma ho preferito essere felice. Nonostante il Monza sia in Serie B, c'è molta più pressione qua che in alcune squadre di A. Berlusconi mi ha chiamato e mi ha detto: 'Figlio mio, torna a casa'. Non occorrevano molte altre parole. A Galliani e Berlusconi non potevo dire di no: mi avevano aiutato a diventare uomo portandomi al Milan, io avevo l'obbligo morale di ripagare la loro fiducia". >>> E intanto Elliott vuole sognare in grande, tra Champions e Scudetto: arriva il sì definitivo per tre grandi colpi a gennaio! <<<