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Kluivert: “Zlatan? E’ un personaggio della storia del calcio, un vincente”

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Patrick Kluivert, ex centravanti del Milan nella stagione 1997-1998, ha rilasciato un'intervista in esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport'

Redazione Il Milanista

Patrick Kluivert, ex centravanti del Milan nella stagione 1997-1998, ha rilasciato un'intervista in esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola. Ecco le sue dichiarazioni.

Sulla trasformazione del calcio italiano, con un gioco più aperto rispetto ai suoi tempi: «Ecco, forse invidioso non è la parola giusta, però in effetti quando giocavo io c’erano Zvonimir Boban, Alessandro Costacurta, Demetrio Albertini, io e George Weah davanti. Grandissimi giocatori, fuoriclasse, ma l’atteggiamento era diverso».

Sulla possibilità di consigliare a un calciatore olandese di venire a giocare in Serie A: «Epoche diverse non si possono paragonare. È bello vedere che giocatori come Wijnaldum e Depay pensino di venire in Italia. Anche se devo dire che a Barcellona i tifosi premono per tenere Memphis, che qui ha fatto vedere buone cose».

Sul calcio italiano più adatto a Wijnaldum o a Depay: «Gini e Memphis sono diversi, avranno o avrebbero allenatori diversi, José Mourinho applica un sistema che non è quello della Juve e neppure quello al quale Wijnaldum era abituato. Non saprei fare pronostici. Ma sono bravi e non vedo perché dovrebbero fallire in Italia. Nell’anno del Mondiale bisogna cercare di giocare il più possibile, credo che questa per Memphis, che a Barcellona è chiuso da tanti attaccanti, sia una motivazione importante. Ma non è certamente la sola e anzi, dal mio punto di vista è bello vedere che giocatori di tal qualità sono contenti di trasferirsi in Italia».

Sulla Serie A italiana: «Mi piace la Serie A e il Milan resta nel mio cuore, lo sanno tutti. È una società che adoro e sono contento che adesso la squadra sia tornata a livelli alti. È stato un lungo cammino, una sofferenza immagino per i tifosi abituati ad altro. Ci sono periodi così».

Su Zlatan Ibrahimović: «Non ci sono storie uguali: se Zlatan se la sente, non vedo perché non dovrebbe continuare. E’ un vincente, un leader, parla con i giovani, è un personaggio e nella storia del calcio ha già dimostrato tanto. All’Ajax è bello giocare per un attaccante, ma ci sono tante storie da valutare e Ibra ha avuto successo dappertutto. Come me ha giocato con Ajax, Milan, Barcellona. Abbiamo qualcosa in comune, sa? Ma lui ha avuto una carriera più lunga. È un professionista esemplare e soprattutto capisce di calcio. Non vedo perché dovrebbe smettere se si sente bene. L’età è solo un numero sui documenti».