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Milan, Ibrahimovic: “Orgoglioso della squadra. Ho ancora tanto da dare”

L'esultanza di Zlatan Ibrahimovic dopo il gol contro la Roma

Ibrahimovic ha parlato al Guardian. Lunga intervista sul passato, sul presente al Milan e sulla sua voglia di continuare a giocare.

Redazione Il Milanista

Zlatan Ibrahimovic ha rilasciato una lunga intervista al Guardian, nella quale ha parlato del suo passato e del presente. L’attaccante afferma: "Ogni giorno mi sveglio con dolori ovunque, ma finché ho degli obiettivi e la carica vado avanti. So che sto arrivando a qualcosa di buono, in un momento in cui ho bisogno di lavorare per mantenermi al top. Continuerò a farlo finché posso. Non voglio avere rimpianti, fermarmi e magari tra due anni pensare che avrei potuto continuare perché mi sentivo bene. Non ho bisogno di un contratto o di essere famoso, l'unica cosa che mi spinge ad andare avanti è l'adrenalina".

Continua: "Non ho problemi a soffrire, per me è come fare colazione. La nuova generazione non conosce la sofferenza, con pochi sforzi ottiene consensi. Noi dovevamo fare molto di più per avere meno approvazioni di loro. Per questo sono molto orgoglioso di appartenere alla vecchia generazione". Sul Milan: "E' incredibile come il resto della squadra mi faccia sembrare giovane anche a me. Mi sento come Benjamin Button. Sono molto orgoglioso di questi ragazzi, che cambiano mentalità e si stanno assumendo più responsabilità. Io corro quanto loro, oggi sono felice così. La gente pensa che devo fermarmi, ma la testa mi dice altro. Continuo a lavorare per dare l'esempio ai giovani e spronarli a dare sempre il massimo".

Sugli obiettivi: "Non sono un cane che abbaia ma non morde, io faccio l'opposto: quando sono arrivato la prima volta al Milan eravamo tanti top player. Oggi è la squadra più giovane d'Europa e piena di talenti. E' un progetto diverso che dà più soddisfazioni, perché se si dovesse vincere con questi ragazzi non sarebbe programmato". Sui Maldini: "Daniel è il classico bravo ragazzo, Paolo se voleva ‘ucciderti’ in campo ‘ti uccideva’. Sono contento che non siano uguali, perché per il figlio non è facile essere paragonato a un padre che ha avuto quella carriera. Daniel è un grande talento e lo stiamo aiutando, ma io gli dico di andare avanti per la sua strada. Ho giocato contro il padre, oggi sono compagno del figlio. Forse un giorno Daniel avrà un figlio...".

Continua: "La vita è un'altalena. Nessuno è perfetto, si fanno errori in continuazione. Le persone fingono di essere perfette sui social mettendosi 20 filtri, ma nella vita quotidiana siamo tutti uguali. Io dico che sono perfetto quando sono me stesso, imparando dagli errori che faccio". Conclude parlando della sua esperienza al Manchester: "Al Manchester ho fatto una grande esperienza, è un club fantastico col quale ho vinto due trofei (Coppa di Lega ed Europa League). Lì si parla troppo del passato, quando sono arrivato io ho detto che mi sarei concentrato sul presente per creare la mia storia. La Premier League è sopravvalutata dal punto di vista tecnico, ma in quel campionato c'è un gran ritmo. Puoi essere un grande giocatore, ma se non riesci a gestire quel ritmo non emergi".