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De Sciglio: “Al Milan sono passato dal paradiso all’inferno”

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L’ex rossonero De Sciglio ha parlato del suo passato al Milan e di come è stato vittima degli insulti dei tifosi.

Redazione Il Milanista

Mattia De Sciglio ha scritto una lunga lettera a Cronache di spogliatoio. Ecco le sue dichiarazioni sull’esperienza al Milan: “C’era Boa, c’era Ibra, c’era Allegri e soprattutto c’era il Milan. Il mio Milan. Quando ho iniziato a scrivere questa lettera, ho scelto di rispondere a due domande. Innanzitutto, cos’è successo a Mattia De Sciglio, quel talento in erba che tutti designavano come futura stella del calcio nel proprio ruolo, capace di scendere in campo giovanissimo in palcoscenici importanti? E poi, perché tutti sono finiti con l’odiarlo? Avevo tutto, e stavo vivendo al massimo. Momenti bellissimi, uno dietro l’altro, che mi avevano riempito il cuore. Nessuno ti prepara al baratro. Ho iniziato ad avere problemi fisici che mi hanno condizionato, trascorrendo un anno e mezzo con un minutaggio al ribasso e incostante”.

Sui continui infortuni: “Non ho avuto problemi gravi, tutti stop di qualche settimana: tornavo, e dopo due partite mi fermavo nuovamente. Non avendo continuità, faticavo nel mantenere un certo livello di prestazione. Sono iniziate le critiche della stampa e dei tifosi. Mi hanno ferito, facevano male. Non me le aspettavo, ma non è questo il punto. A ferirmi è stato l’accanimento. Ero passato dal paradiso all’inferno. Mi mancavano di rispetto solo per poter dire che avevo giocato da schifo. Mi arrabbiavo. Secondo me il rispetto deve essere alla base della vita: accetto di sentirmi dire che non ho giocato bene, non oltre”.

Nasce l’accanimento verso di lui: “Si era creata un’immagine distorta, e anche quando facevo delle partite positive, saltava fuori un pretesto per attaccarmi. Se c’era un mezzo errore, veniva sottolineato con vigore. Mi chiedevo: «Perché?». Non sono mai stato uno sopra le righe, che si fa vedere in giro per Milano a far serata. Ero lo stesso ragazzo che sputava sangue e andava in campo anche se non era al 100%. Se potevo dare il 70%, lo spremevo fino in fondo. E così in allenamento: facevo una vita da professionista. L’accanimento proprio non me lo spiegavo. Mi faceva soffrire che fosse più facile prendere me come capro espiatorio, piuttosto che altri. Io non ho mai detto niente, sempre disponibile. Probabilmente, proprio a causa del mio carattere, è stato più facile attaccare me”.

Poi ha raccontato il brutto episodio successo nel 2017 dopo il match a San Siro tra Milan ed Empoli, con i tifosi rossoneri che lo hanno aggredito all'esterno dello stadio: "Al 70', mister Montella decide di cambiarmi", le sue parole. "Quella è stata l’inizio della fine. La situazione era già compromessa, ma in quel preciso istante l’acqua ha traboccato dal vaso ed è diventata benzina sul fuoco. Un esterno per un altro esterno, entra Ocampos. I fischi sono talmente forti che non riesco a pensare. Mi siedo in panchina e vengo sopraffatto da vampate di calore, di rabbia. Ribollo. Non mi sono mai sentito come in quei secondi. Ero stato gettato nel vortice, messo nel mezzo e dato in pasto ai tifosi per lavarsene le mani. Ero incazzato. E poi i fischi: stiamo giocando tutti male, perché per l’ennesima volta sono io il capro espiatorio?".

E ancora: "Mi faccio la doccia e dentro esplodo. Raggiungo i miei genitori nel garage dello stadio, dove mi stanno aspettando per tornare a casa. Salgo in macchina e imbocchiamo il tunnel d’uscita. C’è un po’ di coda, mio padre frena e si mette in fila. Un tifoso, con in mano una birra e chissà quante altre bevute prima, si avvicina e grida: «Qui dentro c’è De Sciglio!». Inizia a insultarmi, si crea un capannello di persone. «Vattene alla Juventus». Mi offendono perché qualche giornalista ha messo in giro la voce che ho già firmato con la Juve. Mio padre scende dalla macchina e prova a calmarli, a fargli capire che non si può mortificare una persona. Niente, iniziano a spintonare. A quel punto non ci ho visto più. Buio, tutto nero. Sono sceso e ho fatto l’errore di reagire. Non sono riuscito a tenermi dentro tutte le emozioni negative che vivevo. Ho sbagliato, ma avevo visto i miei genitori tirati in mezzo a questa storia. Terribile".