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Capello: “Ottimo rapporto con Berlusconi. Venni quasi alle mani con Gullit”

Fabio Capello ex allenatore del Milan
L'ex allenatore del Milan, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha parlato di diversi argomenti, tra campo e vita personale
Redazione Il Milanista

Fabio Capello ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera. L'ex allenatore del Milanha toccato diversi argomenti. Sul suo primo ricordo: "E' legato a Pieris, il mio paese, dove vivevamo in sei con lo stipendio di mio padre, maestro elementare".

Un ricordo del dopoguerra: "Non erano di certo anni di agiatezza, abitavamo in una casa popolare. Mia sorella dormiva a casa degli zii perché non c’era spazio per tutti".

Quando era bambino, le occasioni di svago erano poche: "Avevamo solo il campo di calcio. Poi, l’estate, i bagni nell’Isonzo, con i tuffi dal ponte sulla ferrovia".

Capello poi ha ricordato il suo mitico gol contro l'Inghilterra a Wembley: "Quella rete del 1973 che ha portato la prima vittoria dell’Italia in Inghilterra ebbe anche un significato sociale. La dedicai ai ventimila 'camerieri' che erano presenti allo stadio, come i nostri connazionali erano stati ribattezzati lì".

L'ex tecnico rossonero ha raccontato il suo rapporto con SilvioBerlusconiai tempi del Milan: "É sempre stato ottimo, da quando da nuovo presidente del Milan mi fece diventare assistente di Liedholm e poi suo sostituto nel 1987 per le  ultime sei partite di campionato. Mi fece sostenere dei test psicologici con dei cacciatori di teste. Tirò fuori i risultati quando, dopo Sacchi, mi affidò la panchina della squadra".

Interpellato sulle differenze tra il Cavaliere e Gianni Agnelli, ha risposto così: "L’Avvocato arrivava, faceva battute fulminanti e ci salutava. Era circondato da un’aura di superiorità. Invece Berlusconi era carismatico e accessibile al tempo stesso".

Al Milan ci fu anche un acceso confronto con Ruud Gullit: "Venni quasi alle mani con Gullit, non ricordo se fosse per un ritardo. Sono rigido nel pretendere il rispetto delle regole. Ai miei giocatori dicevo di trattare gli inservienti come volevano che i loro genitori venissero trattati dagli altri".

Dopo il Diavolo, ci fu l'esperienza al Real Madrid: "Dopo i successi con il Milan, mi chiamò il presidente Sainz e mi fece tre anni di contratto. Il Real è stata un’esperienza unica. Annusi l’aria e capisci di essere nella prima squadra del mondo. Dopo aver vinto la Liga, arrivò la telefonata di Berlusconi. A malincuore a Sainz dissi 'mi deve lasciare andare, a quell’uomo devo tutto'".