Arrigo Sacchi ha rilasciato una lunga intervista a Repubblica. L'ex tecnico del Milanè stato colpito come tanti dall'emergenza in Emilia Romagna. A causa delle forti e abbondanti piogge, sono diversi i comuni che sono stati invasi dalle esondazioni dei fiumi della zona, allagando case, attività commerciali e campi coltivati. Una situazione che in quelle terre non è nuova e che Sacchi aveva già vissuto. Questo il suo racconto: "Questo disastro ha risvegliato in me un ricordo che risale a quando avevo tre anni. Mi caricarono sul tubo della bicicletta per portarmi a vedere il fiume uscito dall'argine e rivedo quella scena come se fosse accaduta poche ore fa". L'amara constatazione: "Siamo un Paese vecchio, dove prevenzione e merito sono parole sconosciute".


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Sacchi sull’alluvione: “Allarme arrivato mentre guardavo il Derby”
L'ex tecnico ha raccontato il momento in cui c'è stato l'allarme, proprio durante il Derby: "Stavo guardando Inter-Milan ed è arrivato l'ordine di salire ai piani altidelle case per metterci al sicuro. E io l'ho fatto immediatamente. Il segnale era tutt'altro che ottimo e mi sono dovuto arrangiare. Ma d'altronde, non c'era tanto da guardare. É stata come una sfida tra una Ferrari e una Cinquecento. Il Milan adesso è una squadra di ragazzi sconosciuti che fanno quello che possono. Sono gli stessi che, però,hanno vinto uno Scudetto e sono arrivati in semifinale di Champions League. E nessuno ci avrebbe scommesso un soldo due anni fa".
Sacchi poi ha fatto una riflessione generale sul calcio italiano: "Ci sono troppa individualità e troppo difensivismo. Lo sport riflette sempre la cultura di un Paese. Forse avremmo dovuto inventare questo sport ai tempi dei Romani, almeno saremmo sempre andati all'attacco".
E con un'analogia tra calcio e cronaca, l'ex allenatore del Milan ha spiegato i motivi per cui, a suo modo di vedere, in Italia succedono spesso questo tipo di tragedie legate a eventi naturali: "In Italia nessuno sa fare squadra. Conosco Bonaccini, è una bravissima persona, ma in due o tre anni non si può rimediare a secoli d'assenza. Nessuna cura delle sponde e della natura, tutto dovuto e va bene finché dura. Pensiamo di essere sempre i più furbi, invece siamo una nazione piena di debiti".
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