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Leao: “Obiettivi? Voglio vincere la Champions, la musica è un hobby…”

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Intervistato nel format Personal di Noisey (Vice), Rafael Leao ha parlato del suo progetto musicale “Way 45” e della sua carriera...

Redazione Il Milanista

Intervistato nel format Personal di Noisey (Vice), Rafael Leao ha parlato del suo progetto musicale “Way 45” oltre che degli obiettivi della sua carriera calcistica.

Leao sul rapporto con la musica

“Mio papà faceva musica quando era giovane e mio zio era dj, la musica è sempre stata dentro casa. Prima ho iniziato a scrivere, poi ho messo le strofe sopra i beat durante la quarantena, quando non avevo niente da fare senza allenamenti. Ho fatto un mini-studio in casa mia, dove ho provato, imparato. Mio padre cantava la “Semba”, un genere tipico angolano simile al reggaeton anche se non troppo. Quando abitavo da solo in Francia la musica mi teneva compagnia. Ho capito che il rap mi piaceva quando ho capito i messaggi e le parole che le canzoni dicevano, rincorrere, non mollare mai…”

I punti di riferimento

“Sono cresciuto con 50 cent, Lil Wayne, Kanye West, Rick Ross… Ora invece ascolto Lil Baby, Future, Lil Dark mentre in Italia ascolto Lazza, Sfera e Capo. Mi piace la loro musica, sono bravi ragazzi e li ascoltavo anche prima di arrivare in Italia. Se farei feat con loro? Quest’anno uscirà un feat con gli Slings, poi con loro ci dobbiamo parlare… loro sono di livello alto ma per me sarebbe un piacere! Il pezzo con gli Slings è in italiano, devo imparare ancora un po’ ma pensavo fosse più difficile”.

Leao sul progetto Way 45

“Nelle canzoni parlo della mia vita, cose buone e cose non belle che mi sono successe. Il tatuaggio OTF che ho significa “Only the Family”, ma poi ne ho anche uno con il codice postale del mio quartiere: è questa la mia famiglia, sono sempre con loro ovunque vado. Way in inglese vuol dire cammino, 45 è il codice postale del mio quartiere, il Barrio de Jamaica”

Sull’infanzia

“Da piccolo giocavo sempre a calcio, i miei amici di oggi sono quelli del quartiere. Loro facevano cose che io non potevo fare, andare a ballare per esempio: avevo allenamento la mattina dopo. Quando torno in Portogallo ho parenti lì e torno sempre a trovare tutti. Quando ero piccolo non ero povero, ma mio papà ha avuto difficoltà nell’aiutarmi. Amici potevano comprare scarpe costose, io no: oggi invece posso comprare quello che voglio e aiutare i miei genitori. A scuola ero intelligente, ma con alcuni compagni dello Sporting in classe con me facevo casino. Ero tranquillo però”.

Come hai iniziato a giocare a calcio?

“Da piccolo mio papà cercava di trovarmi una squadra: ho cominciato a 7 anni. Dove abitavo io c’era un giardino dove giocavo con dei ragazzi e un nostro vicino di casa che lavorava per una squadra del paese mi ha detto di andare a giocare insieme a lui: il club si chiama Amora FC. Dopo ho firmato col Benfica, ma non avevo la possibilità di andare fino a Lisbona per allenarmi. Nonostante abbiano detto a me e a mio papà di stare tranquilli perché mi avrebbero aiutato loro con gli spostamenti, non si sono mai presentati. Dopo scuola li aspettavo fuori casa: lunedì, martedì, mercoledì… non è mai arrivato nessuno. Dopo una settimana, mio padre ha inviato una busta al Benfica per terminare il contratto. Poi sono andato allo Sporting. Persone vicine mi dicevano ‘Rafa, puoi arrivare lontano’. A me piaceva il calcio nelle giovanili, ma in testa non avevo idea di cosa avrei potuto fare. Dopo una riunione nella quale lo Sporting mi mise alla porta dicendomi che forse sarebbe stato meglio cercare un altro club, misi la testa a posto e cominciai a lavorare”.

Come reagiscono i compagni alle tue canzoni?

“Prima ridevano un po’, mettevano le mie canzoni in spogliatoio per prendermi in giro e io dicevo sempre di toglierle. Il più gasato dal progetto era Daniel Maldini (“Danimalda”), insieme ad Alexis Saelemaekers. Chi invece non capisce la mia musica? Zlatan (ride, ndr)”.

Quali sono i tuoi obiettivi nel calcio e nella musica?

“Nel calcio voglio vincere la Champions League, nella musica voglio portare il nome della mia label il più in alto possibile. Voglio vincere tanto, voglio essere importante per i club dove gioco e vincere trofei, individuali e collettivi. Ora vedo la musica come un hobby, non penso di arrivare al top ma cerco di fare le cose bene perché mi piacciono e spero che le persone capiscano quello che voglio fargli sentire”.