news milan

Cucchi: “L’assenza di Bennacer ha inciso sul cammino del Milan.” E su Tomori

Redazione Il Milanista

Ecco le parole di Riccardo Cucchi

MILANO - Il noto giornalista ed ex radiocronista Riccardo Cucchi ha rilasciato un'intervista ai microfoni di MilanNews.it. Ecco le sue parole:

Fiorentina-Milan è stata una vittoria di tecnica o di carattere? - “Sicuramente una vittoria temperamentale, però debbo dire che la partita è stata bella. Mi sono divertito, ho visto due squadre propositive, due squadre anche con valori tecnici; il Milan probabilmente superiore alla Fiorentina ma Fiorentina che in classifica è al di sotto delle sue possibilità. Mi è piaciuto il Milan, mi è piaciuto molto per la reazione ma anche per la capacità di proporre gioco. Debbo dire che il Milan con Bennacer è un altro Milan. Sono convinto personalmente che l’assenza di questo centrocampista, che io considero tra i migliori della Serie A, abbia inciso profondamente nel cammino nel Milan quando non è stato disponibile. Da Firenze la conferma più forte è che il Milan ha disputato una stagione coerente con il suo modo di fare e concepire il calcio. È tutto meritato quello che il Milan ha fato fino ad oggi, lo dico con un pizzico di vena polemica quando leggo alcune critiche nei confronti della squadra di Pioli, che secondo alcuni sarebbe stata fortunata, aiutata dal destino. No, secondo me il Milan ha disputato un’ottima stagione e a Firenze l’ha confermato per i suoi valori, valori che sono temperamentali ma anche tecnici”.

Quindi secondo lei deve esserci soddisfazione per questo secondo posto piuttosto che un po’ di amarezza per aver perso la testa della classifica? - “Ma assolutamente, sarebbe una follia pensare di considerare negativa la stagione del Milan. Tra l’altro personalmente non sono stato sorpreso dal rendimento dei rossoneri, ero convinto prima ancora che si cominciasse a giocare, sull’onda di quello che la squadra aveva fatto nell’ultimo scorcio della stagione passata, sull’onda anche della campagna acquisti estiva che mi aveva convinto molto, ero assolutamente certo che il Milan sarebbe stato protagonista in campionato, l’avevo messo nella griglia dei primi posti. Griglia un po’ ampia perché diciamo la verità, questo campionato è partito con grandi equilibri. Poi adesso magari questi equilibri sono venuti un po’ meno con la fuga dell’Inter, ma è stato un campionato equilibrato fino a qualche settimana fa, e in questa griglia io avevo messo il Milan, convinto che avesse qualità tecniche e coraggio: è la squadra più giovane per età media nel nostro campionato, campionato in cui molto spesso i giovani non hanno spazio”.

A proposito di campagne acquisti e progetto giovani, come valuta l’operato della coppia Maldini-Massara?Per quanto riguarda Maldini tutti sappiamo quale giocatore sia stato: un grandissimo campione, un grandissimo uomo di calcio, anche perché la sua famiglia è stata una famiglia che ha vissuto di calcio. Certamente il cambiamento di ruolo impone evidentemente la pazienza di attendere e di capire. Può un ottimo giocatore come Maldini diventare anche un ottimo dirigente?  La risposta la si può avere solo dopo un po’ di tempo, dopo aver capito e analizzato le sue scelte. Oggi, a distanza di qualche tempo dal suo ritorno nella società, nella sua casa, posso dire che Maldini è cresciuto molto. Ha operato molto bene, sempre con lo spirito che lo lega molto alla maglia e ai colori del Milan ma anche con intelligenza e abilità. Promuoverei la coppia Maldini-Massara per le operazioni di mercato che secondo me sono state eclatanti e convincenti”.

Per rimanere in tema mercato, in questo momento uno dei giocatori più apprezzati dalla tifoseria rossonera è sicuramente Fikayo Tomori. Di solito si dice che la Serie A è un campionato di difficile adattamento per chi arriva dall’estero, soprattutto per i difensori. Se lo immaginava così pronto l’ex Chelsea? - “No, sinceramente no. Per le ragioni che hai citato, ovvero per le difficoltà del nostro campionato, anche per l’umore dei nostri appassionati che sono più portati alla critica. La critica fa pressioni, freme in maniera anche pesante nei confronti del rendimento di una squadra. Comunque no, non me l’aspettavo ed è stata una rivelazione assoluta importante per il Milan e per il calcio. Abbiamo bisogno di qualità, ne ha bisogno ogni squadra e naturalmente ne ha bisogno il Milan ma ne ha bisogno il nostro calcio. Credo che da questo punto di vista il Milan abbia offerto un salto di qualità concreto e non mi riferisco solo a Tomori. Ha portato qualità in questo nostro calcio che ha bisogno anche di cambiare un po’ pelle, diciamoci anche questo. C’è bisogno di squadre capaci di proporre gioco, di essere propositive senza dimenticare i fondamentali filosofici del nostro calcio che partono da una difesa solida, e a questo punto mi ricollego a Tomori che da questo punto di vista rappresenta sicuramente una pietra miliare. Però c’è bisogno anche che il calcio italiano evolva verso la capacità di offrire un gioco offensivo perché poi altrimenti sarà sempre più difficile emergere anche in campo europeo”.

Parlando di gioco offensivo non si può non parlare di questo Zlatan Ibrahimovic. Come si spiega che a 39 anni sia così forte e decisivo? - È un fenomeno sportivo straordinario, lo sappiamo. La stoffa del campione l’abbiamo vista. Era difficilmente prevedibile che potesse resistere la stoffa del campione in un fisico integro in un calciatore di quarant’anni. Vorrei anche ricordare che Ibrahimovic è un attaccante. Ci sono casi di portieri come Zoff o Buffon oggi che sono stati longevi e hanno raggiunto i quarant’anni continuando a giocare. Ma mi permetto di dire che un conto è giocare in porta e un altro è fare l’attaccante, correndo e proponendosi per il campo come fa Ibrahimovic. Sono due cose diverse, sono due ruoli che richiedono anche un adattamento fisico diverso, una preparazione atletica diversa. Quello che è sorprendente è l’integrità del fisico di Ibrahimovic che conferma non soltanto la qualità del calciatore ma anche l’integrità tra virgolette dell’uomo che è stato capace di conservarsi a lungo con grande rigore e con quelle regole che sono alla base di chi vuole fare sport a livello professionistico. Sublime professionista, uno straordinario campione, mi auguro che possa rimanere ancora al Milan e in Italia perché credo che possa essere ancora importante. E lo è stato non solo per i gol ma anche per la sua capacità di dare sicurezza alla squadra e di essere un punto di riferimento per i compagni grazie alla sua grande esperienza e con il suo carisma assolutamente indiscutibile”.

Quindi lei è favorevole al rinnovo? - Lo so che non tutti sono d’accordo perché tutti quanti vorremmo che il nostro calcio proponesse campioni nuovi e giovani, io credo che invece si possa fare un mix e Ibrahimovic è sicuramente uno di questi casi. Lasciare in campo un grande campione in età avanzata, a patto che il fisico regga, e intorno a lui far crescere e maturare ragazzi più giovani”.

Sempre a proposito di rinnovi tiene banco la questione Calhanoglu. Spesso i tifosi si dividono quando si tratta del turco, lei cosa ne pensa? - Sono a metà strada. Sono consapevole dei limiti che in qualche misura sono stati legati alla prestazione, non sono limiti tecnici, anche a causa ad infortuni e Covid. Però il giocatore c’è, è indiscutibile. Per me sarebbe bene per il Milan che Calhanoglu rimanesse, certamente con un contratto e una richiesta economica compatibile con le esigenze economiche del club. Il problema grande è questo: la qualità del giocatore c’è, ma se la richiesta arriva a cifre troppo elevate… Nel nostro calcio in crisi economica è difficile strappare super contratti. Sarebbe anche sbagliato perché il Milan, come ogni società, deve tenere sotto controllo i bilanci e deve tenere in equilibrio da una parte la qualità tecnica e dall’altro la parte economica. Quindi diciamo che dipende dalla richiesta economica del calciatore, se sarà troppo alta evidentemente il Milan non potrebbe accontentarlo”.

Dopo anni in cui sicuramente ha fatto ottime cose ma non si è sempre lasciato nel migliore dei modi con la squadra che allenava, pensa che mister Pioli si sia definitivamente affermato come uno dei migliori tecnici italiani? - “La fortuna dell’allenatore dipende ovviamente dalle sue capacità. Pioli secondo me ne ha, ma dipende anche dalla squadra che allena. Mi ricordo Pioli in due esperienze particolari: una con il Bologna nella quale dimostrò molto del suo valore però aveva una squadra che evidentemente non poteva pensare a grandi obiettivi, l’altra è l’esperienza romana con la Lazio. Ricordo una squadra che giocava molto bene, poi le cose non andarono come la società si aspettava, ci fu un calo di rendimento e debbo dire che quella Lazio non era così forte come altre formazioni biancocelesti della storia. Il Milan invece è una buona squadra, Pioli riesce a conciliare la sua qualità, che è indiscutibile, e anche la sua capacità di trattare i calciatori giovani che è una cosa abbastanza rara in Italia. Dare fiducia ai giovani in Italia è una cosa che vediamo troppo poco perché siamo troppo legati ai risultati, all’immediatezza, al tutto e subito. Ha dimostrato di saper insegnare a giocare a calcio, sa insegnare a una squadra a come proporsi anche in chiave moderna, europea. È un allenatore che ha dimostrato finalmente tutto quello che sapevamo ma che probabilmente non era emerso tutto completamente. Sono convinto che il Milan abbia fatto bene a confermarlo, non so cosa accadrà nel futuro ma il club farebbe bene a insistere su questo progetto con aggiustamenti inevitabili, ma credo che il Milan possa ripetere stagioni importanti come questa anche il prossimo anno”.