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ESCLUSIVA – Milan, chi è Rangnick: il Professore odi et amo da uomo solo al comando

Ralf Rangnick

Chi è Rangnick, possibile futuro allenatore del Milan? Ce lo racconta, in esclusiva, Oliver Birkner, corrispondente dall'Italia per Kicker. 

Redazione Il Milanista

di ANTONELLO GIOIA

ESCLUSIVA - MILAN, CHI È RANGNICK?

MILANO - Un mito dell'antica Grecia racconta che, un giorno, Eris, dea della discordia, lanciò sul tavolo presso il quale si stava svolgendo il banchetto di nozze tra Peleo e Teti, una mela, con incisa la frase "Alla più bella"; il frutto fu conteso da Era, regina degli dei, Afrodite, dea dell'amore, e Atena, dea della saggezza, con la conseguente lotta tra le stesse divinità che fu l'alba della guerra di Troia narrata nell'Iliade.

Ralf, dio della discordia

Ai nostri giorni, il famoso "pomo della discordia"ha un nome ed un cognome tedesco: Ralf Rangnick. Casa Milan, nelle ultime settimane, è stata sconvolta dall'accordo - praticamente segreto - tra Gazidis e il manager teutonico, il quale lascerebbe l'impero Red Bull per approdare in rossonero nelle vesti di allenatore e direttore sportivo, causando l'addio di Boban e Maldini non concordi sul suo nome e, sopratutto, non parte integrante della trattativa.

Insomma, per aver causato una tale discordia Ralf Rangnick deve essere davvero uno per il quale "Parigi val bene una messa". Ma sarà davvero cosi? Per cercare di scoprirlo i microfoni de ilMilanista.ithanno contattato, in esclusiva, Oliver Birkner, corrispondente dall'Italia per la nota testata sportiva tedesca Kicker.

"Il Professore"

 Il soprannome di Ralf Rangnick è "Il Professore": il motivo risale al 1998.

In Germania viene così soprannominato. Tutto nasce - ci racconta Oliver - nel 1998 quando, durante una trasmissione televisiva, Rangnick spiegò alla lavagna il suo modo di intendere e fare calcio; a quel tempo, infatti, il calcio tedesco era assai poco attento alla tattica. Da quel momento in poi da "mister senza nome" Rangnick diventò "Il Professore", attirando su di sé sia simpatie di ammirazione per queste idee innovative sia qualche antipatia per via di quell'aria da "maestrino" pronto a spiegare il suo calcio ai poveri mortali dell'epoca.

(R)innovatore

Sta di fatto che Rangnick è stata una figura centrale della rinascita della Germania: Klopp, Tuchel e colleghi hanno, a conti fatti, seguito il suo sistema di pressing e di superiorità numerica a tutto campo, sulla scia dei modelli di calcio (da Sacchi a Lobanovski passando per Zeman) dello stesso Ralf.

Un personaggio atipico, amante, sin da giovane, più degli allenatori che dei calciatori. Il patentino per allenare è suo già all'età di 26 anni, con l'idea chiara di ricercare nel calcio la sua estrema perfezione. Già col club dell'Ulma, prima del 2000, Rangnick anticipava le attuali Atalanta, Liverpool e Borussia Dortmund: pressing molto alto, in modo da non dare il tempo agli avversari di sviluppare il gioco e condizione fisica di alto livello.

Dal campo alla scrivania

 Nel 2011 lo Schalke04 di Rangnick espugnò San Siro per 2 a 5 negli ottavi di finale di Champions League.

Nel 2004 rifiutò la panchina della Germania nel ruolo di vice-Klinsmann per accettare l'offerta dello Schalke04, al momento l'unico club di blasone allenato da Ralf. In campionato condusse la squadra al secondo posto finale dietro al Bayern Monaco. L'anno dopo venne esonerato, tornando a Gelsenkirken nel 2011, quando condurrà la squadra alle semifinali di Champions League e alla vittoria della Coppa di Germania. Dalla stagione 2006-2007 porta l'Hoffenheim dalla terza serie alla Bundesliga in due anni, restando nel club fino al gennaio 2011, quando si dimette per divergenze sul mercato. 

"È veramente - conferma Birkner - un perfezionista. Così come accaduto a Sacchi, Rangnick ebbe una crisi di esaurimento perché viveva 24 ore al giorno di calcio". Da qui la decisione di passare al ruolo di direttore sportivo del gruppo Red Bull (comprendente Lipsia, Salisburgo e New York), interrotto solo per qualche mese per approdare sulla panchina dello stesso club tedesco, portato dalla Serie D alla Champions League.

Autonomia totale

 In questo momento Rangnick è uno dei massimi artefici dell'interessante progetto Red Bull Lipsia.

Tra le peculiarità più evidenti di Rangnick vi è certamente la richiesta di totale autonomia e indipendenza nella gestione dei club. "Per questo motivo - ci sottolinea Oliver - ha sempre avuto nella sua carriera problemi con allenatori, presidenti e dirigenti, poiché essi rappresentavano un ostacolo in mezzo alle sue scelte. In questo momento Ralf sta benissimo in Red Bull: ha pieni poteri e ciò che lui decide si fa. A testimonianza di ciò ricordo il caso Luiz Gustavo: nonostante il suo desiderio di non venderlo, il brasiliano fu ceduto al Bayern Monaco, causando le dimissioni immediate di Rangnick dalla panchina dell'Hoffenheim".

La sfida Milan

 Zlatan Ibrahimovic, 38enne attaccante rossonero, non farebbe parte del possibile progetto Rangnick-Milan.

La possibilità che arrivi al Milan è dettata, sopratutto, dal blasone del club (tra l'altro squadra del suo modello Sacchi) e dall'(ennesima) rifondazione rossonera che sarebbe a lui affidata. Secondo Birkner, però, alla base di questo passaggio ci sarebbero una serie di problemi: "In primis la lingua; nella sua posizione (allenatore e direttore sportivo) non si può possedere un lessico di base e, poi, in questo al Milan ci sono troppe teste con cui doversi confrontare e non è proprio ciò che Rangnick apprezza di più...".

Ciò che è certo, comunque, è che Rangnick non ha ancora deciso. Egli è stato una ispirazione del moderno calcio tedesco, nonostante non venga mai menzionato - senza validi motivi - nella classifica dei top allenatori teutonici. Un profeta non profeta in patria, ma certamente voglioso di farsi valere all'estero: "Io, se fossi in Gazidis, non lo farei - ammette Birkner -. La vicenda è stata gestita malissimo, anche perché i frutti delle scelte di Boban e Maldini si stanno lentamente raccogliendo e non c'era alcuna necessità di causare di nuovo caos con una scelta così importante non condivisa con la parte tecnica della dirigenza".

Azzardo

"Al Milan - prosegue Birkner - sono troppi 3-4 anni per costruire un progetto vincente. Rangnick compra spesso gente giovane, senza nome, e non conosce il calcio italiano; ad esempio, uno come Ibrahimovic non sarebbe assolutamente compreso nel suo progetto, così come le bandiere del club in dirigenza. E in più: non posso credere che nel club rossonero ci possa essere un solo uomo che prenda tutte le decisioni. Una cosa del genere al Milan non funziona". CLICCA QUI>Intanto, ecco tutte le principali notizie dal mondo Milan in aggiornamento live

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