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Dalla Bona: “Sempre stato fan di Gattuso. Pensavo di restare in PL, ma era impossibile rifiutare quel Milan”

Redazione Il Milanista

Ecco le parole dell'ex centrocampista

MILANO - L'ex centrocampista dei Milan, Chelsea e Napoli Samuele Dalla Bona ha rilasciato un'intervista al portale calcionapoli1926.it. Ecco le se parole:

Cosa fa oggi Dalla Bona? - Ho visto un po’ di calcio in giro per il mondo prima della pandemia. Ho fatto il corso da allenatore, ma non mi ha entusiasmato. Non avevo mai pensato di fare l’allenatore, ma ultimamente sto cambiando idea. Ma penso sia colpa del lockdown (ride ndr)”.

A tal proposito, come ha vissuto questa pandemia? - Diciamo che fino a Natale l’ho vissuta bene, ora sinceramente inizia ad essere più dura. Non mi aspettavo altre chiusure in questo periodo. Ora speriamo di ripartire, ci sono tante persone in difficoltà e senza lavoro”.

Ad inizio carriera ha giocato al Chelsea, che esperienza è stata? - Per me è stata una grandissima esperienza. È nato tutto da un Europeo Under16 giocato in Scozia dove Vialli mi notò. Non mi è mai pesato viaggiare. Ho bei ricordi di Londra”.

Poi ha fatto scelte diversi, e vincenti direi… - Sì, sono andato al Milan ed abbiamo vinto la Champions. Ho pensato che sarei dovuto rimanere al Chelsea, ma in quel periodo era impossibile rifiutare quel Milan”.

Lì ha conosciuto due personaggi legati al Napoli: Gattuso e Ancelotti. Come sono cambiati in questi anni? - Ancelotti è sempre un gran signore e un grande allenatore. Mi è dispiaciuto e mi ha stupito che al Napoli non sia andata bene. Sono un fan di Gattuso, mi piace da sempre. Quando l’ho conosciuto da calciatore ho visto una grande passione per il calcio in lui. Stagione dopo stagione sta crescendo come allenatore e ad oggi è un tecnico molto preparato. Poi a Napoli, una piazza passionale, è sempre difficile gestire il tifo, come in tutte le grandi piazze. Ma Rino ha una grande personalità ed ha retto alle critiche”.

A proposito di Napoli, quel suo gol al Treviso non l’abbiamo ancora dimenticato… - Sono passati 15 anni ma ci sono ancora tifosi del Napoli che mi scrivono o che mi parlano di quel gol. È una cosa incredibile. Solo la passione per il calcio che c’è a Napoli può farti vivere queste emozioni. Quando segnai quel gol ero appena arrivato, non conoscevo bene la piazza. Realizzai dopo 3-4 mesi che cosa avevo fatto perché la gente continuava ad elogiarmi per quel gol”.

A Napoli ha conosciuto De Zerbi, che sta facendo bene col Sassuolo ed è accostato alla panchina azzurra. - Con Roberto siamo stati due anni insieme a Napoli. Non pensavo che potesse far l’allenatore, pensavo potesse fare il direttore sportivo. Ma ha sempre avuto una grande passione per il calcio e quest’anno sta stupendo tutti. Si parla anche di Juric che a me piace molto. Ma in generale sono per Gattuso. Poi Napoli è una piazza difficile, non so se i nomi che si fanno siano in grado di gestire la pressione”.

Parlando della grande passione che c’è a Napoli, quanto è difficile gestire questo “troppo affetto”? - In quei due anni e mezzo ho capito come funzionava Napoli. Quando mi raccontavano che Maradona viveva di notte io non ci credevo. Poi quando ho toccato con mano ho capito cosa intendevano ed ho iniziato a capire che era vero (ride ndr). L’affetto verso i calciatori è enorme e quando le cose vanno bene ti dà tanta energia”.

Come dicevamo sono tante le piazze importanti in cui ha giocato: qual è il compagno più forte che ha avuto? - Ne ho avuti tanti, ma Paolo Maldini era straordinario. Anche a Napoli ho giocato con tanti calciatori fortissimi, Lavezzi sicuramente. Ho fatto un ritiro in cui c’era Cavani, un calciatore straordinario ed incredibile”.

Tanti anni a correre e lottare in mezzo al campo: è il centrocampo che fa grande una squadra? Come è cambiato il ruolo? - Assolutamente sì! Me lo diceva sempre Mazzone: “Dimmi che centrocampo hai e ti dirò che squadra sei”. Il ruolo è cambiato perché si è evoluto il calcio. Una volta c’era più passione, ora invece molti vogliono diventare superstar. Oggi si fanno scelte economiche. È un loro diritto, ma io non l’ho mai fatto. Anche Gattuso è così, ha rinunciato a tanti soldi al Milan”.

È soddisfatto della sua carriera? Forse poteva fare di più… - Me lo dicono spesso. Per come ero partito diciamo che potevo finire meglio. Ma non ho rimpianti, ho sempre fatto delle scelte decise e consapevoli. Avevo smesso per problemi familiari, poi ho ripreso ed ho smesso definitivamente perché non ho trovato più una squadra che mi stimolasse”.

Oggi si rivede in qualche calciatore? - “Ad oggi non saprei. Ma ricordo che mi dicevano che io assomigliavo a Schuster (ride ndr)”.

Il ricordo calcistico indimenticabile di Samuele Dalla Bona? - Ne ho avuti talmente tanti che è difficile scegliere. Ma se proprio devo dico un Chelsea-Manchester United in cui vincemmo 3-0. Era una delle mie prime partite e in quel Manchester c’erano tanti fenomeni, da Beckham a Scholes! A fine partita sul pullman non ci credevo ancora”.