Il Presidente della UEFA Ceferin con la Champions League
MILANO – Secondo quanto riportato da TalkSPORT, il progetto Super League sarebbe già tramontato. Stando le ultime indiscrezioni provenienti dall’Inghilterra, Ed Woordward, CEO dello United, aveva già deciso di dimettersi negli scorsi mesi. L’ad proseguirà con l’incarico fino a fine 2021. Il Manchester City e il Chelsea poi, sarebbero già pronti con i legali: carte sul tavolo pronti ad intavolare le trattative per uscire dalla Super League.
QUESTIONE CHELSEA – “Il Chelsea sta preparando i documenti per tirarsi fuori dalla Super League”. È quello che scrive Dan Roan, giornalista della BBC, su Twitter. Nelle ultime ore il club inglese è stato fortemente criticato e un gruppo di tifosi ha marciato verso Stamford Bridge con il coro: “Questo non è più calcio”.
QUESTIONE MANCHESTER CITY – Secondo quanto riferito su Twitter da un giornalista di The Sun, Martin Lipton, anche il Manchester City, come il Chelsea, sarebbe pronto a sfilarsi dal progetto Super League.
QUESTIONE BARCELLONA – Le notizie però non finiscono qui. Annche l’adesione del Barcellona è in bilico. L’entrata del club nei big 12 infatti è condizionata all’approvazione dei soci, che saranno chiamati ad esprimersi al riguardo. Lo stabilisce, secondo quanto riferisce l’emittente TV3, una clausola fatta inserire dal presidente blaugrana Joan Laporta nel contratto al momento dell’ingresso del Barca nel ‘panel’ dei dodici club soci del progetto.
Un giornalista del Sole 24 Ore ha parlato a MilanNews.it della Super League: “La Super Lega è funzionale a due obiettivi finanziari, uno più immediato e diretto per i club che aderiscono, che gli permette di superare le perdite economiche in gran parte dovute al Covid che potrebbero essere in totale superiori ai due miliardi e mezzo. Ma soprattutto ha una valenza finanziaria per tutto il sistema perché il progetto industriale che sta alla base della Super Lega è un progetto che punta a salvare il calcio, come ha detto Florentino Perez, nell’ottica in cui c’è un’audience del mondo giovanile che è sempre meno attenta al prodotto calcio. E allora continuare con l’attuale formula significa rischiare di perdere in futura questa audience, le generazione Z ma non solo, che ha nell’ambito dell’economia dell’attenzione sempre più dispersione verso altri tipo di interessi“.
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