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Tomori: “Scudetto? Ora capisco cosa significa. Mi piacerebbe ritrovare…”

In un’intervista da brividi rilasciata al The Players’ TribuneFikayo Tomori ha spiegato perfettamente cosa vuol dire per lui giocare per il Milan.

Cosa vuol dire giocare nel Milan per Fikayo Tomori?
“Le 24 ore dopo il Sassuolo sono state una follia. Non proverò nemmeno a descrivere la sfilata del trofeo. Se non l’avete ancora fatto, andate a vedere i video… vi aspetto. Nella mia testa, avevo un piccolo pensiero: “Immagina se vincessimo la Champions League”. La sera dopo la partita con il Sassuolo, sono tornato a casa mia per stare con i miei genitori. Erano venuti in Italia in aereo, ma non allo stadio: mio padre non guarda mai le mie partite. Mai. È troppo nervoso. Invece va a messa. Ma quel giorno, ha deciso di rischiare un infarto e ha guardato la partita a casa mia. Questo vi fa capire quanto importante fosse per lui. Quella sera – 16 mesi dopo aver visitato il museo del Milan senza davvero credere a quello che mi stava succedendo – io e mio padre abbiamo festeggiato insieme. Gioco nel Milan e ho vinto lo scudetto. È successo davvero. Ed è stato meglio di quanto avessi mai potuto immaginare. Mi piacerebbe poter ritrovare quel tifoso che mi ha preso per le spalle in campo a Sassuolo. Se potessi, lo prenderei io per le spalle e gli direi nel mio miglior italiano: Ora capisco. Ora capisco cosa significa. E spero che voi capiate cosa significa per me”.

I primi momenti di Fikayo Tomori a Milano insieme a papà
“Quando finalmente sono andato a firmare, nel gennaio del 2021, mi hanno fatto fare un giro del museo. Ci sono così tanti trofei che non riesci nemmeno a ricordarli tutti. Coppe dei campioni e Palloni d’oro, ovunque. Guardo le foto alle pareti e mi dico: “Sì, questo è il posto giusto”. Ci sono Shevchenko, Kaka, Nesta, Ibra, Pirlo, Ronaldinho… E questi sono solo alcuni che mi ricordo perché li ho visti da bambino, data la mia età. Il momento più toccante è stato quando mi hanno consegnato una borsa con dentro la mia tuta. Quando l’ha tirato fuori, ho fissato lo stemma del Milan. Credo che papà si sia reso conto che stavo avendo problemi ad assimilare tutto quanto. Mi guardò e mi disse: “Tu giochi per il Milan”. Ancora dopo quasi due anni, ogni volta che vedo la mia tuta provo ancora una sensazione speciale. Mi dico ancora: “Gioco per il Milan”

Redazione Il Milanista

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