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Boniek: “Milan, mi piace come gioco e spirito di gruppo. In CL può…”

Zbigniew Boniek ha rilasciato un’intervista ai microfoni di RadioRai e ha parlato del Milan, della Serie A e dell’imminente Champions League. Ecco le dichiarazioni dell’ex calciatore e attuale direttore sportivo:

Sul Milan: “Il Milan mi piace come gioco e spirito del gruppo: conosco Pioli da quando giocava con noi nella Juventus, mi sembra stiano facendo un passo avanti. Nella passata stagione hanno vinto lo scudetto, adesso mi sembrano più forti e organizzati, giocano meglio. Nel campionato italiano le differenze fra le prime cinque squadre, dal punto di vista societario, gestionale ed economico, è talmente grande che dubito s’inserisca altri. Per me in cinque lotteranno per quattro posti in Champions: le due milanesi, i giallorossi, i nerazzurri e i partenopei”.

Sui gironi di Champions League: “Il girone dei nerazzurri è favoloso, perché ci sono anche Barcellona e Bayern Monaco. Sono gironi tosti, equilibrati. Il Milan, solo sulla carta, ha la situazione migliore, ma nessuno può sentirsi vincitore prima di scendere in campo. La situazione cambia in Europa League o in Conference”.

Su Kvara: “Kvara io lo chiamo Kvaradona. Non lo conoscevo, ne avevo sentito parlare, onestamente non pensavo che fosse così forte. E devo dire che bisogna fare complimenti agli azzurri che hanno pescato un giocatore che ha qualità impressionanti e può ancora migliorare tantissimo”.

Sul calcio italiano: “Io preferisco calcio all’inglese. Dove chi resta per terra va sostituito perché sta male, e non perché ha bisogno di acqua. Il calcio è uno sport di contatto. Oggi ci sono cose che francamente non capisco. Il nostro calcio prevedeva marcature a uomo e entrate dure. Il pallone non veniva restituito. C’era l’arbitro che decideva. Questo teatrino non mi piace. Il gioco duro, invece, mi piace da morire”.

Sulle società indebitate: “Le multe dell’Uefa sono morbide, peraltro tutto è sospeso, perché per tre-quattro anni le squadre possono dimostrare di saper gestire il proprio business in maniera corretta e giusta. Nel calcio devono e possono giocare i club che posseggono delle credenziali, non quelli che fanno i debiti e che, alla fine, portano grossi problemi. È una questione grave che non si risolve a parole, c’è gente chiamata a risolverlo e speriamo che questa situazione migliori”.

Redazione Il Milanista

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