L’OCCASIONE ERA GHIOTTA – L’occasione di spedire la Juve a -11 era decisamente golosa, ma il Milan può senz’altro accontentarsi di averla tenuta otto gradini più in basso: per come si era messa la partita e per ciò che il match ha raccontato, questo 1-1 acciuffato nella ripresa allo Stadium è un punto d’oro. D’oro perché permette al Diavolo – ovviamente in attesa di Udinese-Napoli di lunedì – di mantenere la testa della classifica, stavolta a braccetto con l’Inter. D’oro perché i bianconeri avrebbero meritato il successo.
LE SCELTE – Allegri ha risolto i vari dubbi sistemando Morata accanto a Dybala e piazzando Cuadrado davanti a Danilo sulla destra. Quindi, Chiesa in panchina. In difesa, dove c’era il ballottaggio più combattuto, l’ha spuntata Bonucci su De Ligt. La settimana di Pioli è stata da dimenticare perché ha perso un pezzo dopo l’altro. Pezzi importanti. Problemi in tutti i reparti. A Krunic e Bakayoko si sono aggiunti Ibrahimovic prima del Liverpool e poi Calabria e Giroud prima della partenza per Torino. Ma non è tutto: Maignan è salito sul pullman con una vistosa fasciatura alla mano sinistra, sgradita eredità di Anfield, tenendo in apprensione tutti. Il portiere francese alla fine ha stretto i denti e ha giocato. Davanti a lui la coppia Kjaer-Romagnoli perché Pioli al posto di Calabria non ha inserito Florenzi, né Kalulu (e nemmeno Conti, ovviamente), bensì allargato Tomori. Una novità assoluta, pur restando nell’ambito del 4-2-3-1. In mediana accanto a Kessie è tornato Tonali e davanti al consueto tridente si è piazzato Rebic.