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De Sciglio: “Col Milan finita male, sfiorata la depressione”

Mattia De Sciglio, terzino della Juventus, ha raccontato il suo addio al Milan, soffermandosi sulla lite con i tifosi nel garage di San Siro. Diversi passaggi interessanti nella lunga intervista concessa a ‘Cronache di Spogliatoio’.

Sulla rottura con Montella al Milan:“Alzo la testa e vedo che sulla lavagnetta luminosa c’è il numero 2, il mio . ‘De Sciglio, esce De Sciglio’, sento gridare. Non ho molto tempo per realizzare, perché in quel preciso istante 70mila persone iniziano a fischiare. Fortissimo. Non capisco: sono stato dato in pasto ai leoni. ‘Perché cazzo mi sta cambiando?’, non riesco a chiedermi altro. È stato l’inizio della fine. La situazione era già compromessa, ma in quel preciso istante l’acqua ha traboccato dal vaso ed è diventata benzina sul fuoco. I fischi sono talmente forti che non riesco a pensare. Mi siedo in panchina e vengo sopraffatto da vampate di calore, di rabbia. Ribollo. Ero stato gettato nel vortice, messo nel mezzo e dato in pasto ai tifosi per lavarsene le mani. Ero incazzato”.

Poi la lite con alcuni tifosi nel garage di San Siro:“Raggiungo i miei genitori nel garage dello stadio, dove mi stanno aspettando per tornare a casa. Salgo in macchina e imbocchiamo il tunnel d’uscita. C’è un po’ di coda, mio padre frena e si mette in fila. Un tifoso, con in mano una birra e chissà quante altre bevute prima, si avvicina e grida: ‘Qui dentro c’è De Sciglio!’. Inizia a insultarmi, si crea un capannello di persone. ‘Vattene alla Juventus’. Mio padre scende dalla macchina e prova a calmarli, a fargli capire che non si può mortificare una persona. Niente, iniziano a spintonare. A quel punto non ci ho visto più. Buio, tutto nero. Sono sceso e ho fatto l’errore di reagire. Non sono riuscito a tenermi dentro tutte le emozioni negative che vivevo. Ho sbagliato, ma avevo visto i miei genitori tirati in mezzo a questa storia. Terribile”.

Il contratto in scadenza con il Milan:“La notte di Milan-Empoli si avvicina. Mi ero ripreso e anche l’Europeo era andato alla grande. Mattia era tornato, ancor prima di De Sciglio. Dopo qualche mese, comunico alla società che non avrei rinnovato il contratto in scadenza. Una scelta sofferta, ma erano successe troppe cose e necessitavo di cambiare ambiente. A gennaio leggo: ‘De Sciglio non rinnova perché ha già firmato con la Juventus’. Rimango colpito, perché io non avevo ancora sentito nessuno. Ad aggravare la situazione, gli infortuni di Montolivo e Abate fecero cadere la fascia di capitano sul mio braccio. Le mancanze di rispetto erano all’ordine del giorno”.

Infine il tunnel della depressione:“Al Milan ho vissuto momenti bellissimi, uno dietro l’altro, che mi avevano riempito il cuore. Nessuno ti prepara al baratro. Ho iniziato ad avere problemi fisici che mi hanno condizionato. Non ho avuto problemi gravi, tutti stop di qualche settimana: tornavo, e dopo due partite mi fermavo nuovamente. Sono iniziate le critiche della stampa e dei tifosi. Mi hanno ferito, facevano male. Mi sono chiuso in casa. Vivevo in un vortice di pensieri negativi, dove mi sentivo in difetto anche nell’andare a cena con la mia fidanzata a metà settimana, oppure portare fuori mia madre. Mi mancava la felicità. Faticavo a sorridere. Sono un ragazzo solare, che cerca compagnia e scherza sempre. Mi ero trasformato nella mia nemesi. Ho sfiorato la depressione, uno stato in cui nessuno si accorge di entrare. Ho capito chi sono veramente e che se sono arrivato a certi livelli è perché me lo merito”. 

Redazione Il Milanista

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