Il campione croato Luka Modric, arrivato in estate al Milan, si è recentemente raccontato in una lunga intervista al Corriere della Sera, nella quale ha parlato della sua nuova avventura in rossonero e di molto altro. Ecco un estratto.
Sull’essere un tifoso del Milan da bambino:
“È vero. Ero milanista per via dell’eroe della mia infanzia: Zvonimir Boban, capitano della Croazia che sfiorò l’impresa al Mondiale di Francia del 1998“.
Sull’essere ora al Milan:
“La vita ti sorprende sempre. Succedono cose che non avresti mai creduto possibili. Ero convinto di chiudere la carriera nel Real Madrid, invece… Questo però l’ho sempre pensato: se avessi mai avuto un’altra squadra, sarebbe stata il Milan. Sono qui per vincere”.
Sullo scudetto:
“Al Milan si deve giocare sempre per vincere, solo per vincere”.
Se è possibile vincere già quest’anno:
” È possibile. Ma è lunga. Nel calcio devi pensare partita per partita. Se cominci a programmare a distanza di mesi, ti perdi“.
Su Allegri:
“Ha una personalità incredibile. Somiglia un po’ ad Ancelotti: sensibile, divertente, ama fare scherzi. Ma sul campo, come tecnico, è un grandissimo. Sa di calcio come pochi. Non lo conoscevo così bene, ma sono felice che oggi sia il mio allenatore. Ti dice in faccia quello che va e quello che non va. L’onestà è fondamentale“.
Su Ancelotti:
“Carlo è il numero uno. Difficile trovare parole. Per il suo modo di essere, non solo per le sue qualità in panchina. Abbiamo parlato tante volte di Milano e del Milan, quando eravamo a Madrid. Anche per lui questo posto era unico. Ricordo quando lo conobbi. Io ero solo in città. Lui mi telefonò e mi disse: ‘Su, vieni a cena con me’. Parlammo per ore, di tutto. Di calcio, della famiglia, della vita. Di solito gli allenatori non danno confidenza ai giocatori. Lui sì“.
Sul rapporto con Ibrahimovic:
“Buono. Quando ci vediamo, parliamo nella nostra lingua, serbo-croato, e nessuno ci capisce”.
Sulla possibilità di vincere lo scudetto a 40 anni come Ibra:
“Vediamo se riusciamo a rifarlo. Siamo in una situazione buona di classifica, manca ancora molto e ci sono molte avversarie forti, ma può succedere. Mai dire mai. Abbiamo molti margini di miglioramento, il mister sta facendo un grandissimo lavoro. Il nostro obiettivo deve essere puntare sempre al massimo. Siamo il Milan ed è giusto così. Per me essere qui è aver chiuso un cerchio. Ora però pensiamo giorno per giorno, nel calcio come nella vita non bisogna mai ragionare troppo sul futuro. Dopo ogni partita, ce n’è un’altra“.
Sulla nuova vita a Milano:
“A Milano la mia famiglia si trova benissimo. La conosco ancora poco, non ho ancora visitato né il Duomo né il cenacolo di Leonardo, ma rimedierò. Amo stare a casa, in zona Porta Nuova. I milanesi sono molto gentili con me. Ogni tanto mi fermano per strada, la cosa un po’ mi imbarazza, ma non mi dà fastidio. Sto imparando l’italiano, ma a volte lo confondo con lo spagnolo, e non mi piace commettere errori. Sono della Vergine. Perfezionista. I miei figli sono più avanti di me con la lingua“.
Sulla sua carriera post ritiro:
“Vorrei restare, come allenatore o come dirigente, non so ancora. Ma prima credo di avere ancora qualcosa da dare sul campo“.
Sul segreto della sua longevità:
“L’amore. Amare il calcio, pensare calcio, vivere per il calcio. Il calcio, con la famiglia, è la cosa più importante che ho. Il segreto è la passione. La dieta, l’allenamento sono cose secondarie. Per restare in alto a lungo serve il cuore. Io agli allenamenti sono felice come quando giocavo da bambino. Amo la normalità. La famiglia normale, la vita normale, le piccole cose. Non mi sento unico. Nella mia vita non ho mai pensato, neppure per un secondo, di essere superiore a qualcun altro. Se non avessi fatto il calciatore, mi sarebbe piaciuto fare il cameriere“.
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