MILANO – 8 anni in rossonero, tanti trofeo e tanti successi. Andrij Shevchenko è uno degli attaccanti più forti nella storia del calcio, sicuramente nella storia del Milan. L’attuale ct dell’Ucraina, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di DAZN. L’intervista segue – almeno per le prime domande – una formula molto particolare. Sheva ha fornito due risposte: come risponderebbe in una conferenza stampa(A), poi come risponderebbe in confidenza con gli amici (B).
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Ti senti pronto per sederti sulla panchina del Milan?
(A) – “Io ce l’ho un lavoro, sulla panchina della nazionale, anche se il Milan fa parte della mia vita, ma in questo momento sono occupato”.
(B) – “Rino, stai facendo un grande lavoro, continua così. Beh sicuramente un giorno mi piacerebbe allenare il Milan: sono legatissimo alla società e ai tifosi. Adesso quasi tutti i miei ex compagni fanno gli allenatori, molti hanno allenato il Milan: magari tocca anche a me una volta”.
Ti saresti aspettato che Rino Gattuso sarebbe diventato allenatore? E allenatore del Milan?
(A) – “Rino ha sempre avuto qualità umane: da sempre di più per il gruppo, è un grande motivatore. Ha sempre avuto qualità personali importanti per essere allenatore”.
(B) – “Non mi aspettavo che Rino diventasse un tecnico completo. Soprattutto vedendo lui all’inizio: molto emotivo, litigava con tutti, arbitri e giocatori… adesso lui si è trasformato e regge bene il lavoro”.
Sui primi allenamenti al Milan: “Sì, è vero, quella volta dopo due ore e mezza di allenamento, ero alla prima settimana al Milan, mi avvicinai a Billy Costacurta per chiedergli: quando inizia l’allenamento? Perchè era tattica! Per me la tattica era una passeggiata, pensavo che dopo avremmo fatto allenamento! Per cui davvero ho chiesto a Billy se poi sarebbe incominciato l’allenamento! Billy è un grande, ha riso e poi è andato a raccontarlo a tutti”.
Sul primo anno con Ancelotti: “Nella mia carriera mi sono sentito in un bunker parecchie volte. Uno dei momenti più difficili è stato il terzo anno al Milan, quando è arrivato Carlo Ancelotti. Io ho avuto un po’ di problemi fisici, poi quando ero pronto a tornare, la squadra stava andando bene con un altro schema, con una punta sola. Allora io son stato fuori per tre mesi, in quel momento è importante parlare con l’allenatore: Carlo mi motivava, mi spiegava che in quel momento non c’era spazio per me, ma sarebbe arrivato il mio momento e mi sarei dovuto tenere pronto. Dovevamo giocare una partita importantissima con il Real Madrid, lui due giorni prima mi ha spiegato che avrei giocato, sottolineando quanto era importante quella partita: io mi son sentito pronto, motivato e abbiam preparato partita benissimo, ho fatto gol, ho trovato più spazio, Carlo ha cambiato schema di gioco. Siam passati alle due punte e anno dopo abbiamo vinto Champions League”.
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