Balotelli la ringrazia? È esagerato dire che è il giocatore che ha aiutato di più?
Mancini
MILANO – Roberto Mancini, CT della Nazionale Italiana, si è così espresso ai microfoni de La Gazzetta dello Sport.
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Balotelli la ringrazia? È esagerato dire che è il giocatore che ha aiutato di più?
“Forse no. Ma è così anche perché ha l’età di mio figlio Filippo: l’ho allenato che aveva 17 anni, ed era al culmine della sua necessità di crescere; e poi l’ho ritrovato al City, in uno dei momenti chiave del suo processo di maturazione. Mario sa che non basterebbe un libro per raccontare tutte le volte che ho dovuto prenderlo da parte per parlare, spiegare, rimproverare. La foto di quando al City lo prendo per il bavero in allenamento spiega tutto: nella mia faccia ci sono rabbia ma pure sconforto, era inconcepibile che non capisse che si trattava di rispettare le più normali regole di educazione e convivenza. Ma poi è così: l’affetto più grande lo provi sempre per quelli che ne hanno più bisogno. Per questo io e Mantovani, che mi ha avuto alla Samp da giovanissimo, ci volevamo così bene”.
Quella Samp: lo spot di quanto conta un gruppo nel calcio.
“E oggi purtroppo si fa meno gruppo di una volta: ci sono più distrazioni, allora ci si divertiva con meno. Per noi il giorno del raduno era sempre un’emozione nuova e il ritiro uno dei momenti più belli della stagione”.
Un problema, per lei c.t. della Nazionale?
“Ma io non posso lamentarmi di come sta nascendo il mio gruppo: tutti bravi ragazzi che stanno bene insieme, forse anche perché molti sono giovani”.
E lei cerca di educarli a cosa?
“Ad un calcio che sia divertente, per loro e per chi li guarda. E al senso di appartenenza: rappresentiamo un popolo meraviglioso, che vorrei si potesse identificare anche nell’Italia del calcio. Una Nazionale di gente per bene, che prova a giocare bene”.
Ma il calcio oggi è ancora gioia, divertimento?
“Deve esserlo, deve continuare a suscitare qualcosa, deve restare un’emozione. Io, da c.t., lavoro per far ritrovare quella passione. E’ anche per questo che punto tanto sui giovani, che sono e devono essere la nostra arma in più: per il mondo che sarà, e anche per il mondo del calcio”.
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