Kakà, Ambrosini e Pirlo
MILANO – Intervistato da Carlo Pellegatti tramite una diretta Instagram, Massimo Ambrosini ha ripercorso alcune tappe della sua lunghissima esperienza da calciatore rossonero: “Quando mi dissero che mi cercava il Milan pensai ‘aiuto’. E mi chiesi se fossi stato all’altezza di una società del genere. Mi volevano tre squadre, ma quando mi chiamò il Milan non ebbi alcun dubbio su chi scegliere. Arrivai nel 1995/1996 e il Milan era la squadra più forte al mondo. Per un ragazzino era davvero difficile, una sensazione di vivere qualcosa di non reale. Ricordo il primo allenamento e anche a chi passai il primo pallone: Donadoni”.
SULLA CHAMPIONS DEL 2007 – “Alla vigilia Ancelotti cercava di sdrammatizzare e stemperare la tensione. L’emozione e l’adrenalina erano fortissime. Ricordo che Andrea Pirlo era uno che piangeva sempre nelle vittorie e nelle sconfitte, ma anche Paolo che di finali ne ha fatte tantissime era sempre molto emozionato”.
SUL MILAN ATTUALE – “Spero che nel nuovo progetto ci sia una chiarezza che finora è mancata. Rangnick? Il suo arrivo immagino che comporti l’esclusione di Maldini e questo mi dispiacerebbe, perché significherebbe non permettergli di completare la sua formazione da dirigente. Non conosco molto Rangnick, ma come ha detto Paolo ci vuole rispetto e bisognerebbe evitare di parlare di cose che al momento sono di competenza altrui”.
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