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Hamadi: “Avevo il poster di Ricardo Kakà, perché è il giocatore nel quale mi rivedo”

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L’attaccante della Primavera, Zakaria Hamadi, è stato intervistato da Sportitalia: “I colori rossoneri rappresentano casa, famiglia. Rappresentano un luogo di sicurezza per me. 11 anni qui sono tanti. Ci sono state gioie ed emozioni, ma anche difficoltà. Diciamo che questa grande società non mi ha mai girato le spalle e sono fiero di tutto questo”.

L’IDOLO DI IERI –  “Avevo il poster di Ricardo Kakà, perché è il giocatore nel quale mi rivedo sia a livello tecnico sia a livello caratteriale. Ero molto affezionato a lui”.

L’IDOLO DI OGGI –  “Se devo dire un nome interno al Milan, dico Bonaventura. Penso che qualitativamente e caratterialmente mi piace di più. A livello mondiale guardo a chi gioca in Premier League per fama e voglia di raggiungere gli obiettivi”.

LA PRIMA SQUADRA –  “Penso che possa rappresentare un sogno e un obiettivo. Sarebbe il coronamento dei miei 11 anni al Milan. Mio papà mi ha sempre fatto lavorare per questo e, passo dopo passo, mi ha fatto capire a cosa stavamo lavorando. Spero di raggiungerla”.

MILAN-CROTONE, COPPA ITALIA –  “La mia prima panchina in prima squadra. È stata un’emozione fortissima quando Brocchi mi ha comunicato che avrei avuto la possibilità di sedermi in panchina insieme ai campioni della prima squadra. Penso sia stato un sogno quasi realizzato”.

PRIMAVERA – “Siamo un gruppo importante. Al gruppo dei ’98 si sono aggiunti dei ’99 che sono degli ottimi ragazzi”.

CLASSE ’98 – “Non è un peso, è un pregio ma anche una difficoltà. Siamo stati sempre al centro dell’attenzione, ma non abbiamo mai reso secondo le aspettative. Speriamo di farlo quest’anno. Con El Hilali mi trovo benissimo, perché lo conosco da 11 anni ed è come un fratello”.

LA STAGIONE –  “Spero di conseguire un obiettivo perché arriviamo ad un’età dove il calcio che esprimiamo può essere diverso rispetto agli altri”.

PRIMA SQUADRA –  “Arrivarci è più di un sogno. Avere la possibilità di conoscere persone che sono arrivate in prima squadra con il tuo stesso percorso, come Locatelli che conosco fin dai tempi dell’Atalanta, è qualcosa di bello e importante. Perché ti porta a vedere con altri occhi la realtà. Tutto è possibile se ci credi e se ci lavori”.

LA FEDE –  “Ho simpatizzato Milan e sono affezionato  a questi colori, ma a me piace principalmente il calcio e lo sport”.

COACH PREFERITO –  “Ce ne sono tanti. A quasi tutti sono legato, perché in tanti mi hanno lasciato qualcosa, sia in positivo sia in negativo. Ma se devo dirne uno, direi Cristian Brocchi e tutto il suo staff”.

NAVA – “Il secondo che ringrazio è lui e non perché mi allena oggi. È un allenatore molto particolare che presenta aspetti gioco che mi piacciono. È una persona chiara e diretta quando dice le cose”.

L’INIZIO –  “Ho iniziato a giocare all’età di quattro anni ed il mio primo istruttore è stato papà. Inizialmente portavo via tantissimo tempo a mio padre, così mia mamma ha spinto per far si che iniziassi a giocare nella Castellanzese, la società del mio paese. Li ho mosso i primi passi e ho dato i primi calci ad un pallone”.

ATALANTA -“Ci sono arrivato grazie a Mauro Bianchessi. Li sono rimasto per due anni per poi passare al Milan. E quello in corso è il mio 11° anno in rossonero”.

SCUOLA E CALCIO – “C’è tanta difficoltà, non lo nascondo. Ma qui viene fuori l’importanza della famiglia che non ti fa perdere la strada facendo si che il connubio scuola-calcio vada di pari passo. Magari dividendosi anche le parti tra papà che segue la parte sportiva e mamma quella scolastica”.

MATERIA AMATA –  “Educazione fisica. La reputavo l’ora nella quale mi potevo sfogare di più. Adesso mi piace molto marketing”.

L’ISTRUZIONE –  “Non si sa mai cosa ci può regalare il futuro. Non so se arriverò ad essere un calciatore. Il mio percorso calcistico è fondato sul diventare uomo e sul costruirmi una base per quello che verrà. Ma sicuramente cercherò di fare qualcosa legato al marketing”.

PASSATO BURRASCOSO –  “Se oggi sono così è perché ne ho passate tante. Sono passato dal fare il bulletto ad essere io quello preso di mira e questo mi ha fatto capire lo stato d’animo delle persone nei momenti in cui si fanno le cose e quando si subiscono”.

OBIETTIVI –  “Quello che mi spinge è quello di far felici i miei genitori. Stanno facendo ancora tanto per me e io li devo ripagare in qualche maniera. Voglio premiarli con il conseguimento del mio obiettivo”.

Intanto Suso spaventa il Milan…

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