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SI, MA PARLIAMO DI UN 38ENNE – “La carta di identità è solo un numero se, come lui, stai bene mentalmente e fisicamente. Quando si ruppe il crociato due anni fa lo davano tutti per finito, ma mi pare sia andata diversamente. In Italia può fare ancora bella figura. Se la cosa dovesse concretizzarsi di certo non verrebbe a svernare, non è nella sua indole. Se accettasse sarebbe per essere protagonista e determinante. E sono certo che reggerebbe i ritmi anche da titolare”.
PROPRO CIO’ DI CUI AVREBBE BISOGNO IL MILAN – “Al Milan ora c’è bisogno di gente che si prenda responsabilità. E chi non intende farlo, sta fuori. Preferisco un solo Ibra a quindici ventenni che non sono né carne né pesce. Ora è il momento di essere più uomini che calciatori, e con lui in spogliatoio non ti puoi nascondere. Nel bene o nel male ti porta allo scoperto”.
CE LO RACCONTI IN SPOGLIATOIO E IN ALLENAMENTO – “Ha l’effetto di rivalutare chi gli sta intorno perché ti obbliga ad alzare l’asticella. Se stai già dando cento, ti fa dare trecento. E lo fa con l’esempio, perché lui va a duemila. Se non ti adegui, si imbestialisce. Appena abbassavi la concentrazione e ti permettevi una leggerezza, magari un colpo di tacco per fare scena, arrivava la sua cazziata. E aveva ragione lui. I caratteri deboli con Zlatan faticavano. Lo ricordo una persona vera, sincera e onesta”.