ESCLUSIVA - Perinetti: "Piatek non vuole lasciare il Milan. Mai stata trattativa con il Napoli per Kris". E su Gattuso...
Di Luca Spigarelli
MILANO – Il 23 gennaio Piatek potrebbe festeggiare il suo primo anno in rossonero. Il condizionale, dopo l’arrivo di Ibrahimovic, rimane obbligatorio visto che il polacco potrebbe partire. Per questo motivo la redazione de “IlMilanista.it” ha intervista Giorgio Perinetti. L’ex direttore generale del Genoa ci ha parlato dell’intuizione di Preziosi, della trattativa con il Milan e di Gattuso, a cui aveva affidato la panchina del Palermo. Ecco le sue parole:
COSA CONVINSE IL GENOA A PUNTARE SU PIATEK?
“Sinceramente fu un’intuizione di Preziosi (Presidente del Genoa n.d.r.) che l’aveva visto in video: ci disse subito di vederlo e di procedere all’acquisto. Fu un colpo di mano, perché il giocatore aveva attirato l’attenzione di diverse squadre, ma il Genoa è stato il primo. Una trattativa chiusa in un paio di giorni”
COSA SI RICORDA DELLA TRATTATIVA CON IL MILAN?
“Una trattativa nata per la necessità di Higuain di trasferirsi al Chelsea. Fu un fulmine a ciel sereno per il Milan e Leonardo e Maldini hanno subito pensato a Piatek. Noi avevamo detto che non lo avremmo mai ceduto durante il mercato di gennaio: era il nostro capocannoniere, era il giocatore che ci stava aiutando a tirarci fuori dalla zona salvezza… Però quando una società come il Milan va su un giocatore così giovane e ambizioso, che passa dalla Polonia all’Italia e da una squadra media come il Genoa a un grande come il Milan, viene subito attratto. Per noi era difficile tenerlo: lui poi aveva anche quell’ambizione di crescere veramente e mai avrebbe detto no ai rossoneri. Quindi a malincuore, dal punto di vista tecnico e anche per la parola mancata con la tifoseria abbiamo dovuto cederlo. E’ stato un po’ un gioco forza. L’offerta del Milan era buona e ci siamo accordati con loro e in pochi giorni Piatek si trasferito a Milano”.
COSA OFFRÌ IL MILAN PIÙ DEL NAPOLI?
“Il Milan ha telefonato, si è seduto, si è incontrato e ha messo sul piatto la sua offerta. Il Napoli aveva fatto una manifestazione di interesse alla quale non ha mai dato seguito. Con gli azzurri non ci è mai stata trattativa”.
UN CONSIGLIO PER IL FUTURO DI PIATEK, VISTO CHE IN QUESTA STAGIONE ANCORA SI È RITROVATO?
“Lui è un giocatore che deve sviluppare un po’ di più, e che per la verità sta facendo negli ultimi tempi, il senso della manovra. Un centravanti per giocare in una squadra grande e forte non deve essere solamente il terminale offensivo, ma deve essere anche in grado di collaborare con la squadra a livello di gioco. Penso che Piatek debba migliorare proprio sotto questo profilo”.
SE LEI FOSSE AL MILAN, DOPO L’ARRIVO DI IBRAHIMOVIC, LO CEDEREBBE?
“Questo lo sa il Milan. Lui vorrebbe rimanere al Milan però Ibrahimovic è un cannibale: giocano nella stessa posizione e lo svedese vuole accanto un giocatore più mobile come Leao: quindi per Piatek si fa un po’ dura. Secondo me, se si trova una soluzione giusta, il fatto che possa andare a giocare potrebbe essere una buona alternativa per lui e rilanciarsi”.
UN COMMENTO SULLA COPPIA DIRIGENZIALE BOBAN-MALDINI?
“Ancora devono dimostrare: non è che uno quando smette di giocare diventa subito dirigente. Questa è un po’ una convinzione che si ha. Io credo che bisogna fare dei percorsi. Nessuno nega le qualità di Maldini e di Boban di conoscere il calcio, e quest’ultimo sta dimostrando anche una certa personalità. Con loro c’è Massara che ha fatto tanti anni l’aiuto a Sabatini e quindi è in grado di fare l’aiuto anche a loro. Il problema però ora è dimostrare di indovinare gli acquisti, di rilanciarsi dopo tante delusioni: è un discorso che il popolo milanista si aspetta. Adesso dovranno dimostrare di essere entrati in società ma di essere in grado di gestire le situazioni. Secondo me hanno le capacità ma tutti si aspettano poi i risultati: è il campo che parla. Sempre”.
LEI AI TEMPI DEL PALERMO PUNTÒ SU UNA VECCHIA CONOSCENZA DEL MILAN: GENNARO GATTUSO. COSA LA SPINSE A PUNTARE SU DI LUI, CHE ALLORA ERA UN TECNICO EMERGENTE?
“Io nella vita ho scelto Eriksson, quando era ancora sconosciuto al posto di Liedholm. Ho scelto Conte che era agli inizi. Ho sempre spinto Gasperini, quando era allenatore della Primavera della Juventus. Ho puntato su Pippo Inzaghi al Venezia. Mi piace l’idea dell’allenatore giovane, da aiutare, supportare e da lanciare. Hanno idee, entusiasmo, voglia di fare. Hanno qualità e se gli si da la possibilità loro rispondono alla grande. L’inizio di Gattuso non è stato fortunatissimo, ma adesso sta già recuperando terreno e dimostrando il suo valore che non è solamente quello di essere un tecnico tutta grinta ma anche quello di essere un allenatore con delle idee”.
RECENTEMENTE È STATO AVVISTATO DALLE PARTI DI FORMELLO. C’È UN FUTURO CON IL CLUB DI LOTITO?
“No assolutamente. Io sono sempre tra Formello, Tre Fontane e Trigoria a vedere i giovani. Ieri ero a vedere i nazionali di Spagna e Italia Under-17. Seguo il calcio qui a Roma e dove c’è cerco di essere presente. In questo momento sono fermo, mi aggiorno vedo il calcio dove viene giocato: se è a Trigoria vado Trigoria, se è a Formello vado a Formello. Vorrei dire “dove il calcio chiama, Perinetti risponde”. Aggiornarsi oggi è fondamentale, che aggiungo, senza un filo di presunzione, anche competenza”.
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