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Ordine sul silenzio del Milan dopo i torti arbitrali: “Ma paga?”

Il Milan saluta i propri tifosi.

Ecco il pensiero del noto giornalista Franco Ordine sul silenzio della società rossonero sui torti arbitrali subiti

Redazione Il Milanista

Domenica sera il Milan di Stefano Pioli affronterà, per la settima giornata di Serie A l'Atalanta di Gian Piero Gasperini. Una partita che la società di via Aldo Rossi e gli stessi tifosi sperano di vincere dopo la sconfitta subita in Champions League.

 Cüneyt Çakır

Una sconfitta immerita per quanto hanno fatto vedere i ragazzi di Stefano Pioli sul campo. Il Milan, infatti, nonostante l'inferiorità numerica, per via dell'espulsione di Franck Kessié, ha giocato alla grande respingendo gli attacchi dell'Atletico Madrid e sfiorando più volte il secondo gol. Ma la sconfitta è figlia di un arbitraggio non all'altezza della Champions League. Cakir infatti ha sbagliato tanto. Troppo. Il rigore al 92esimo infatti è figlio di un fallo di mano non ravvisato dal fischietto turco e dalla Var.

In merito ai torti arbitrali subiti, il noto giornalista Franco Ordine si è espresso così dalle colonne de Il Corriere dello Sport: "Alzi la mano chi ricorda una intemerata di Paolo Maldini o dello stesso Stefano Pioli contro un arbitro, protagonista di qualche fischio ostile. Risposta esatta: nessuno. E non perché faccia difetto la memoria ma perché gli archivi di giornali, radio e tv sono vuoti a dispetto di episodi noti e chiacchierati. Qualche episodio appunto c’è stato anche se il più clamoroso è ancora una volta concentrato nella stagione europea del Milan. Fonti societarie fecero sapere, allora e in altre circostanze, che non era abitudine del club mettersi sulla strada, bagnata, delle critiche agli arbitri perché, come avviene per i moralisti in politica, prima o poi ci sarebbe stato un moralista più moralista da incrociare. Che possa diventare un segno distintivo del Milan di Elliott è evidente, al pari della politica in materia di rinnovi contrattuali e di stipendi da garantire. Che paghi, è altro piano di discussione su cui forse è opportuno riflettere".