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Nesta: “Milan, la strada è quella giusta. Donnarumma? Un peccato”

Alessandro Nesta, ex difensore del Milan

Ai microfoni de Il Corriere della Sera è intervenuto l'ex difensore di Lazio e Milan Alessandro Nesta

Redazione Il Milanista

Alessandro Nesta, ex difensore di Lazio e Milan e campione del Mondo con la Nazionale italiana di Marcello Lippi nel 2006, ha rilasciato, da Miami, un'intervista ai microfoni de Il Corriere della Sera. Ecco l'analisi dell'ex allenatore di Perugia e Frosinone.

 Alessandro Nesta, ex difensore del Milan

MILAN DA SCUDETTO - "Il Milan è da scudetto. Forse non parte favorito, ci sono squadre più forti, ma non è detto che sia un male, anzi. La verità è che quest’anno sono in molte a poter vincere. Una cosa è certa: la strada è quella giusta".

SUGLI ADDII DI LUKAKU E RONALDO - "Il calcio italiano all’estero resta sempre amatissimo, ma è innegabile che abbia perso parecchi protagonisti con questa fuga di massa. È un danno d’immagine e tecnico. Penso alla crescita dei giovani, che maturano prima in un contesto tecnicamente più elevato. Ma così è: il calcio segue i soldi. E i soldi in questo momento non sono in Italia. Succede da tempo. Una volta in serie A arrivavano i migliori ventenni, oggi i migliori trentacinquenni".

SU DONNARUMMA - "Il Milan oggi non può permettersi di tenere un portiere che chiede 12 milioni. Rispetto la sua scelta, è andato in una dimensione altissima. Certo, il Milan l’ha perso a zero: un peccato".

SU INTER E JUVE - "L’Inter ha perso tanto, ma ha comprato bene. È rimasta forte. E Simone Inzaghi è davvero bravo. La Juve deve dimostrare di saper reagire al trauma dell’addio di Cristiano".

 Alessio Romagnoli

SU TOMORI E ROMAGNOLI - "Tomori ha una velocità pazzesca. E margini di crescita: può migliorare ancora. Alessio deve tornare ai livelli di qualche tempo fa, può riuscirci. Non si resta al Milan sette anni se non si è ottimi giocatori".

SUI DIFENSORI MADE IN ITALY - "Sì, da tempo. I giovani devono darsi una mossa, basta con l’alibi degli stranieri. C’erano anche venti anni fa ed erano più forti di quelli di adesso. Però finivano in panchina perché gli italiani erano superiori. Oggi se smettono Chiellini e Bonucci chi gioca? C’è un buco generazionale e va riempito".