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Immobile: “Non ci può essere un’altra delusione”. E sulle critiche…

Ciro Immobile

Ecco le parole dell'attaccante della Lazio e della Nazionale durante la conferenza stampa di oggi degli Azzurri

Redazione Il Milanista

Venerdì la Nazionale di Roberto Mancini affronterà la Svizzera. Un match che gli Azzurri devono vincere per qualificarsi al prossimo Mondiale. Oggi è intervenuto in conferenza stampa Ciro Immobile. Ecco le parole dell'attaccante della Lazio.

Immobile, quanto pensa che si sia sentita la sua mancanza nella Final Four della Nations League lo scorso ottobre? - "Sono contento di essere tornato, il mese scorso per colpa dell'infortunio ho sofferto da casa, guardando i miei compagni. Le parole che Mancini ha speso per me mi hanno fatto piacere. Le critiche fanno parte del gioco: sto facendo numeri importanti con la Lazio, per i gol che segno, e cerco anche qui in Nazionale di fare lo stesso".

Il nuovo gioco di Sarri alla Lazio la aiuta? - "Sarri porta avanti un modo completamente diverso da quello al quale ero abituato: mi aiuta anche qui. Non ho ancora potuto dimostrarlo, avendo saltato le partite di ottobre. Ma ora ce ne sono altre due importantissime, con Svizzera e Irlanda del Nord. Il record raggiunto di un mito come Piola per i gol segnati con la Lazio mi ha dato un'emozione enorme, quando c'è stata la festa all'Olimpico: è stato bellissimo andare sotto la curva per ricevere un premio del genere, di solito ci vado per festeggiare un gol".

Ma ci sono state all'Europeo e dopo, al di là delle critiche tecniche, offese che l'hanno ferita? -  "Non lo nego, un po' mi fanno soffrire. So che i numeri non sono gli stessi della Lazio, qui in Nazionale. Non credo che si possa fare il paragone: con la Nazionale ci si trova 6-7 volte l'anno e può capitare di non arrivare sempre in una condizione mentale e fisica ideale. A volte non tutto quello che vogliamo si realizza. Però sembrava quasi che non facessi parte anch'io dei 26 della Nazionale e questo è ingiusto: un conto è la critica e un altro la cattiveria bella e buona. Io sono soddisfatto più che mai delle mie prestazioni, pur sapendo che posso fare qualche gol in più".

A lei piace essere coccolato - "Credo che la maggior parte dei calciatori sia così, qui ho sempre trovato questo affetto sia dal mister sia dallo staff: mi dà ancora carica in più. E' bello sentire questa vicinanza anche nei momenti difficili. Il mister a settembre mi è venuto vicino e mi ha detto: "Ricordati che  sei campione d'Europa, non devi dimostrare niente a nessuno". E' stata una cosa importante".

Il momento difficile lo sta vivendo ora il suo amico Belotti - "E' stato condizionato da un infortunio a inizio stagione, ma ha appena segnato il centesimo gol in A. Noi due ci parliamo spesso e ci diciamo che la Nazionale ha bisogno dei nostri movimenti, della nostra voglia e dei nostri gol".

Con 15 gol lei è il capocannoniere azzurro tra i calciatori in attività: pensa che la squadra dovrebbe cercarla di più in campo per esaltarla come goleador? - "Questo discorso si può fare quando la squadra non vince: allora forse può avere più bisogno di me. Ma quando vince, io posso anche non segnare mai. Può sembrare strano dirlo, ma a volte bisogna anche mettere da parte la propria ambizione personale per il bene della squadra. Magari la Lazio ha bisogno dei miei gol, qui forse invece servono di più le mie caratteristiche".

Può spiegare meglio come Sarri la fa giocare esattamente? - "Nella Lazio non gioco più con una punta vicino e questo succede è anche in Nazionale. Sarri mi dice che potrei fare più gol, attaccando l'area anche in un modo diverso. Ora stiamo facendo il gioco che vuole lui, ci stiamo riuscendo, all'inizio mi ero chiesto se non fossi io il problema: venire incontro al pallone e fare salire la squadra non era tra le mie prerogative principali".

Il Mondiale 2022, per la vostra generazione  che arriva dal trauma del play-off perso nel 2017 con la Svezia, può essere la chiusura del cerchio? - "Sarebbe il gran finale: vivere questa maglia in queste competizioni è la cosa più bella. Al Mondiale teniamo tutti tanto, tantissimo, e  dobbiamo raggiungerlo: dopo quella delusione non ce ne può essere un'altra. E io non voglio assolutamente passare dai play-off, ho bruttissimo ricordo di quella sera a San Siro".

Quel ricordo vi può condizionare? - "No. Personalmente l'ho voluto cancellare dalla mia memoria in questi giorni: è una pagina brutta della mia storia calcistica, creerebbe tensioni inutili pensarci prima di una partita così importante. All'andata in Svizzera non abbiamo fatto la nostra migliore partita, ma abbiamo giocato bene e abbiamo avuto tante occasioni. Certo, rispetto a Basilea, stavolta dobbiamo migliorare la finalizzazione".

I suoi allenatori la rimproverano spesso dalla panchina: può essere un freno? - "Sono cose da campo, i rimproveri e i consigli non mi condizionano. L'allenatore da fuori cerca di fare aggiustamenti e di trovare accorgimenti, fa parte del mestiere".

La classifica cannonieri è un obiettivo, anche perché sono usciti dalla serie A Cristiano Ronaldo e Lukaku e c'è da riempire un vuoto? - "Vincere quella classifica è sempre difficile: in questo campionato Vlahovic, Simeone e Dzeko stanno facendo decisamente bene".

Il gol per un attaccante è tutto. Ce n'è uno che sogna, magari venerdì all'Olimpico? - "Quando giochi nel tuo stadio, dove sei il capitano della tua squadra, e ci vai con la maglia della Nazionale, senti la voglia di dare tutto in campo. E sogni. Io sogno il prossimo gol e quello dopo e quello dopo ancora e poi quell'altro: è tutto un sogno".

Sarà lei il centravanti titolare dell'Italia in Qatar? - "Io voglio esserlo: ripeto, è un sogno, un obiettivo preciso. I sogni e gli obiettivi vanno perseguiti: lo devi fare con tutto te stesso. Io sognavo di fare il calciatore, l'attaccante. Sognavo di segnare, di vincere la Scarpa d'oro e l'Europeo. Mia madre dice che sono testardo e che voglio sempre vincere: è vero. Non ho rimpianti e rimorsi: sono convinto di quello che faccio e di quello che farò".