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Ibrahimovic: “Con il Napoli era fatta, ma poi De Laurentiis cacciò Ancelotti”

Zlatan Ibrahimovic

Alla vigilia della gara di stasera tra il Milan e il Grifone di Sheva, Ibra ha rilasciato un'intervista per il Corriere della Sera.

Redazione Il Milanista

Il Milan vuole subito rialzare la testa dopo la brutta sconfitta di domenica San Siro. L'occasione per farlo si presenta questa sera. Rossoneri che scenderanno in campo alle 20:45 contro il Grifone di Shevchenko, al Ferarris. Pioli ritrova Tomori, pilastro fondamentale del reparto offensivo. Senza di lui, il Diavolo ha incassato ben 7 gol nelle ultime due gare di Serie A. Davanti il tecnico rossonero si affiderà nuovamente a Zlatan Ibrahimovic. Lo svedese, alla vigilia della gara, ha rilasciato un'intervista per il "Corriere della Sera".

Sul ritorno in Italia: "Ero stanco dell’America. Pensavo di smettere. Mino mi disse: sei matto, tu devi tornare in Italia. Con il Napoli era fatta; ma poi De Laurentiis cacciò Ancelotti. Allora chiesi a Mino: qual è la squadra messa peggio, che io posso cambiare? Rispose: ieri il Milan ha perso 5 a 0 a Bergamo. Allora è deciso, dissi: andiamo al Milan. È un club che conosco, una città che mi piace". 

Sugli allenamenti: "All’inizio in allenamento non correva nessuno. Li ho affrontati uno per uno, e non in disparte, davanti agli altri. In allenamento bisogna ammazzarsi di lavoro. Se io corro, se io mi ammazzo, il mio compagno correrà e si ammazzerà per me. L’hanno capito tutti, tranne uno. Leao all’inizio non mi dava retta. Ci è arrivato per conto suo. Infatti è migliorato molto".

Sulla famosa lite con Lukaku: "Derby di Coppa Italia. Lui litiga prima con Romagnoli, poi con Saelemaekers; io intervengo per difendere i compagni, e Lukaku mi attacca sul piano personale. Da restare choccati. Eppure eravamo stati compagni al Manchester. Lukaku ha un grande ego, è convinto di essere un fuoriclasse, ed è davvero forte. Ma io sono cresciuto nel ghetto di Malmoe, e quando qualcuno mi viene sotto a testa bassa, lo metto al suo posto. Così l’ho colpito nel suo punto debole: i rituali della mamma. E lui ha perso il controllo. Anche se mi è rimasto un dubbio atroce. Quel derby l’abbiamo perso. Io sono stato espulso. Poi mi sono infortunato. Sono successe un sacco di cose storte. Vuoi vedere che il rito Lukaku me l’ha fatto davvero? Così ho chiesto agli amici credenti di pregare per me. Devo saldare il conto anche con lui. Spero di incontrarlo presto. Sono cose che vanno risolte in campo. Io non odio nessuno, tanto meno Lukaku. L’odio è un sentimento impegnativo". 

Su Donnarumma: "Gigio è un grandissimo portiere. Se gli avessero dato quel che chiedeva, sarebbe rimasto al Milan. Ora deve fare casino per essere titolare nel Psg. Non esiste che i sudamericani impongano quell’altro. Gigio è più forte".