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Donadoni: “Se demoliranno San Siro mi piangerebbe il cuore. A Madrid…”

Roberto Donadoni, ex calciatore del Milan

A Milano, nelle ultime settimane si parla molto del nuovo impianto che sorgerà al posto di San Siro. I tifosi, di entrambe le tifoserie, si dividono tra quelli che vogliono il nuovo Stadio e quelli che preferirebbero rinnovare e ristrutturare...

Redazione Il Milanista

A Milano, nelle ultime settimane si parla molto del nuovo impianto che sorgerà al posto di San Siro. I tifosi, di entrambe le tifoserie, si dividono tra quelli che vogliono il nuovo Stadio e quelli che preferirebbero rinnovare e ristrutturare l'attuale impianto.

A parlare dello Stadio è intervenuto, ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, l'ex giocatore del Milan ed ex commissario tecnico della Nazionale Roberto Donadoni. Ecco le sue parole alla rosea: “Io ragiono da ex calciatore, da uno che ha avuto l’opportunità e la fortuna di giocare per dodici anni in quella cornice. E San Siro rimane uno stadio riconosciuto in tutto il mondo come simbolo della città di Milano. Da un punto di vista sentimentale pensare di abbattere un simbolo come San Siro è folle. E’ un impianto che di recente ha ospitato una finale di Champions e che ha quindi tutte le carte in regola anche a livello internazionale. Mi piangerebbe il cuore se davvero lo demolissero. Penso a tutti i tifosi che negli anni hanno seguito il Milan e l’Inter, ma anche i soldi che nel corso degli anni sono stati investiti per adeguarlo alle normative e per renderlo uno stadio da finale”.

L'ex mediano ha poi aggiunto: “A Milano un impianto da 70-80 mila posti, considerata l’importanza delle squadre, è assolutamente proporzionato. La gente qui va ancora allo stadio e la speranza è che continui a farlo. E anche dal campo la differenza si sente: un conto sono 70 mila spettatori, un altro 40 mila. Col buon senso si risolvere tutto: si può rendere moderno San Siro senza abbatterlo. Anche all’estero ci sono tanti modelli di restyling riusciti: il Bernabéu, tanto per dirne uno. Le cose, se si vogliono fare, si fanno”.