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Condò: “Milan? Da giugno non parliamo più di sorpresa. Gigio? Secondo me rinnova”

Paolo Condò

Ecco le parole di Paolo Condò

Redazione Il Milanista

MILANO - Ai microfoni di MilanNews.it è intervenuto Paolo Condò, giornalista di Sky Sport e autore del libro  “La storia del Milan in 50 ritratti”. Ecco le sue parole:

Visto che siamo ormai alla fine dell’anno le chiedo qual è stato il giocatore più rappresentativo del Milan in questo 2020: “È chiaro che Ibrahimovic ruba l’occhio perché non è casuale che il decollo della squadra sia coinciso col suo arrivo. Diciamo che io ho tre giocatori in testa, anche se ce ne sarebbero anche di più. Però Theo Hernandez ha scalato le classifiche mondiali nel suo ruolo, ora è ai primissimi posti, e Donnarumma che le aveva già scalate. Quindi scelgo Theo, Ibrahimovic e Donnarumma, anche se ci sono altri giocatori che hanno scalato le classifiche mondiali nel proprio ruolo come Calhanoglu, Kessie e altri. I tre che ho citato però sono i primi che mi sono venuti in mente”.

Dopo un anno del genere possiamo smettere di usare la parola sorpresa quando si parla della squadra di mister Pioli? “Con la continuità che c’è stata in questo 2020, soprattutto da giugno in poi, non parliamo più di sorpresa. Per me è il Verona la sorpresa di questo campionato, perché sta ottenendo gli stessi risultati dell’anno scorso pur avendo venduto tutti i giocatori migliori. Il concetto di Milan come sorpresa si basa sul Milan iscritto alla lotta scudetto: oggettivamente era una cosa che pensavano in pochi, probabilmente nessuno, all’inizio di questo campionato. In questo senso il Milan è stata una sorpresa che però si affievolisce partita dopo partita perché fin qui i rossoneri hanno reagito quasi sempre molto bene alle varie sollecitazioni che vengono proposte ad una squadra che lotta per lo scudetto”.

Il progetto giovani sta dando i suoi frutti, anche grazie a diversi giocatori esperti che guidano gli altri. Ma soprattutto, quanto conta la tranquillità dell’ambiente? Milanello e il Milan sono tornati ad essere luoghi perfetti per giocare a calcio e crescere: “È chiaro che il progetto giovani questa volta è stato seguito con giovani di grande talento. Andare a pescare Saelemaekers è un grande merito. Ad esempio per Leao puoi vedere facilmente i suoi gol e le sue giocate in Francia e puoi dire “Proviamo a svilupparlo perché di classe e di talento ne ha da vendere”. Scoprire Saelemaekers che invece gioca in un campionato che noi non vediamo è l’opera di un bravo talent scout. È evidente che il Milan abbia fatto un salto di qualità nella ricerca dei suoi talenti. Quando riesci a prendere tre o quattro giocatori di questa categoria, e li unisci a un paio di esperti ancora perfettamente capaci come Kjaer e Ibrahimovic è chiaro che questa formazione la vedi crescere. Poi c’è il clima splendido che è merito di Pioli, ma soprattutto perché la squadra non vive situazioni brutte come quella che abbiamo visto al Real Madrid, dove c’è Benzema che dice “Non passate la palla a Vinicius perché è quasi sempre una palla persa”. Al Milan, come ha detto De Zerbi, c’è molta autostima. Io aggiungo che c’è fiducia fra compagni, i giocatori si fidano l’uno dell’altro. È una cosa importantissima”.

Chi ha stupito più di tutti è proprio mister Pioli, è d’accordo? “Pioli probabilmente è la sorpresa più bella di questo 2020 del Milan. Gazidis contatta Rangnick un anno fa dopo il 5-0 di Bergamo, quel risultato sembra la fine dell’avventura di Pioli. Il pensiero di tutti è che dopo Giampaolo sia andata male anche con lui. Invece da lì in poi Pioli ha ricostruito l’ambiente. Ha sicuramente avuto l’aiuto di Ibrahimovic, l’aiuto, che lui intelligentemente riconosce, di San Siro vuoto, che può essere uno stadio impaziente e molto pesante per i giovani, e li ha sfruttati alla grande, impiantando al Milan un sistema di gioco molto piacevole e divertente. È una squadra che fa molte partite in una, perché per esempio a Sassuolo ha giocato un primo tempo molto aggressivo con delle bellissime ripartenze in cui andava a prendere gli avversari alti, il secondo tempo invece ha giocato molto di più per gestire il vantaggio di due gol”.

 Zlatan Ibrahimovic

Ibra, un Dio mortale. Lo svedese ha dimostrato di essere ancora un campione assoluto ma l’età purtroppo si fa sentire: “Probabilmente è normale che a quarant’anni sia così. Fino a questo momento Ibra ha giocato praticamente la metà delle partite. Probabilmente rientra nella logica, ma quando ha giocato ha indirizzato le partite. Al derby è stato decisivo, a Napoli è stato decisivo, basterebbero queste due partite per sottolineare quanto sia stato importante Ibra. La squadra ha dimostrato di poter fare a meno di lui pur non avendo in rosa un vice Ibrahimovic: non può esserci un altro giocatore come lui, intendo un centravanti di ruolo più adeguato rispetto agli attaccanti laterali che ora stanno venendo utilizzati. Magari a gennaio verrà preso”.

Al Milan però continuano a dire di essere soddisfatti di Rebic e Leao: “La società ha una forma di comunicazione moderna, che è quella di non sottolineare mai all’interno della rosa eventuali mancanze ma aumentare sempre il valore dei giocatori a disposizione, per mantenere lo spogliatoio tranquillo e far sentire che c’è stima da parte della dirigenza. Sono abbastanza convinto che stiano facendo qualcosa per un difensore centrale e anche per un attaccante. Saltato Kjaer e saltato Gabbia è subentrato Kalulu, che a Genoa ha fatto una prestazione terribile, salvata dal gol, mentre col Sassuolo è già stata un’altra cosa, ha mostrato le sue doti. Un uomo in più però lì ci vuole”.

Oltre ai “soliti noti” il 2020 è stato anche l’anno del riscatto di Calabria: “Se ci fosse il premio della NBA al “Most Improved Player” Calabria lo meriterebbe, ma non solo a livello del Milan, a livello di tutto il campionato. È il giocatore che ha fatto i progressi maggiori, si è proprio trasformato. Da un terzino con dei limiti è diventato un terzino di classe internazionale. Il salto di qualità che ha fatto Calabria non l’ha fatto nessuno in questa squadra. C’è Saelemaekers che è un’ala che lo protegge molto, in due sanno lavorare bene sulla fascia. Theo basta a se stesso, invece di Calabria ha bisogno del sostegno di Saelemaekers ma è un binario che funziona molto bene”.

A proposito di Theo Hernandez, è cresciuto tanto anche in fase difensiva: “Berardi è un pessimo cliente e il Milan lo sa bene: Theo lo ha marcato benissimo. Io leggo poco, di critiche a Theo non ne ho visto molte. È una delle colonne di questa squadra. Questa lunga striscia positiva del Milan ha in Theo, Ibra e Donnarumma i tre cardini fondamentali”.

Leao divide l’opinione pubblica, ma le sue giocate lasciano pochi dubbi sul suo talento: “Dipende da lui. Ti fa vedere di essere in possesso di doti rare. Abbiamo visto e vediamo in giro giocatori che le loro doti rare le tirano fuori dieci volte a partita ogni domenica ma abbiamo conosciuto anche tanti giocatori che non riescono ad andare al di là di una o due giocate a partita. Dipende da lui, da come cresce, da come matura, dalla voglia che ha di diventare un campione. Ha la stoffa del campione, non c’è dubbio. Il talento si può vedere in due modi e non vale solo per il calcio: come punto d’arrivo o come punto di partenza. Se su una buona dose di talento inizi a lavorare forte per costruirci qualcosa sopra ottieni il campione, se col talento ti limiti a fare due giocate a partita e ti accontenti non vai molto lontano”.

Nella quarta di copertina del suo “La storia del Milan in 50 ritratti” si legge che “Il Milanista è per costituzione romantico e ottimista, piange lacrime calde se le cose vanno male ma non perde mai la fiducia. Il Milanista riesce a farsi vanto anche dei giorni più neri, glorifica tutti gli eroi, coltiva la passione per quella cosa ormai fastidiosa e fuori moda che si chiama storia, quella celebrata in questo libro”. E quando si parla di storia rossonera non possiamo non parlare di Paolo Maldini. Al di là del suo operato da dirigente quanto è importante per un giocatore entrare a Milanello e potersi allenare sotto gli occhi di una leggenda come Maldini? “Faccio un esempio molto facile: se non ci fosse Paolo Maldini Theo Hernandez andrebbe via. Ora gioca in un club che è in corsa per il titolo, anche se magari non da favorito, e che sicuramente è in grande corsa per giocare la Champions League l’anno prossimo. L’anno scorso però non era così, il Milan è arrivato sesto. Un giocatore così, che ha avuto una crescita del genere e che è stata notata da tutti, il mondo intero ha visto che razza di terzino è, che il Milan è riuscito a sviluppare dalla materia prima ottima presa dal Real Madrid, che se l’ha mollato vuol dire che c’era un qualcosa che non convinceva, sono sicuro che abbia ricevuto e riceverà delle grandi offerte. I giocatori sono predisposti a restare al Milan perché si vede che sono affezionati, l’ambiente gli piace, la presenza di Maldini conta: per France Football è il più grande terzino sinistro della storia, è una leggenda per tutti quelli che fanno quel ruolo. Il club deve meritare questi giocatori diventando sempre più ambizioso”.

Se dovesse fare un cinquantunesimo ritratto pescando fra uno dei giocatori attualmente in rosa, chi sceglierebbe? “Calcolando che Ibra è già nei cinquanta ritratti, credo che Donnarumma sia uno di quelli che nel corso degli anni scriveranno la storia del Milan”.

Quindi secondo lei rinnoverà: “Secondo me sì”.

 Donnarumma