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Commisso: “Le commissioni degli agenti ci fanno perdere i giocatori a 0”

Rocco Commisso, patron della Fiorentina

Nel suo intervento al “Bussines of sport US Summit” promosso e organizzato dal Financial Times" Commisso ha fatto riferimento a Donnarumma

Redazione Il Milanista

Il Presidente Rocco Commisso ha partecipato ieri al “Bussines of sport US Summit”. Ecco le parole del patron viola che in passato ha cercato di comprare il Milan

I motivi che mi hanno spinto a investire nel calcio e nella Fiorentina

Ho a che fare con il calcio da 50-60 anni ormai. Ero alla ricerca di opportunità di investimento e sono felice di averlo fatto. Se avessi aspettato altri nove mesi, probabilmente avrei pagato di meno. Ho rilevato la Fiorentina a giugno 2019, il Covid è arrivato a febbraio 2020. L’Italia è il paese in cui sono nato, ho giocato a calcio per molti anni alla Columbia University. È un modo per ripagare il calcio per quello che mi ha dato e per riconoscenza nei confronti del mio paese natale. Perché la Fiorentina e Firenze? Avevo diverse possibilità, ma mia moglie voleva che, nel caso di investimento in Italia, avrebbe dovuto essere una bella città. Per questo ho scelto Firenze. Ho parlato per oltre tre anni con i precedenti proprietari, la famiglia Della Valle. Alla fine è stato stabilito il giusto prezzo e l’affare si è chiuso nel giro di due settimane.

I motivi che mi hanno spinto a investire nel calcio italiano

"Ho anche acquistato i New York Cosmos, squadra storica di New York. Come ho detto, sono nato in Italia e volevo investire lì, anche se avevo ricevuto proposte da Inghilterra, Belgio, Svizzera, Francia. Sono felice di avere investito nel mio paese natale. Un investimento particolare. Se guardo al panorama calcistico italiano, oggi, otto delle principali squadre del paese sono di proprietà straniera. Ci sono americani, c’è una proprietà canadese e una cinese. Otto squadre del massimo campionato sono di proprietà straniera. Anni fa ce n’era solo una. In Premier League sono undici su venti. Stiamo recuperando terreno e penso che ci siano altre persone intenzionate a investire nel calcio italiano. 

Perché ho investito, a parte per via delle mie radici? Per una questione di domanda e offerta. Ci sono molte persone facoltose. Mi sembra che Forbes abbia fatto uscire una lista di 3.000 miliardari del mondo e mille tra hedge fund, private equity…sono 4.000 investitori potenziali. Se già il 10% è interessato a investire nel calcio europeo, parliamo di 400 soggetti che potrebbero investire. Le squadre papabili sono 80, perché in Germania le regole sono diverse e più restrittive per gli investitori stranieri. Ma, se consideriamo anche Portogallo, Olanda, Russia, Turchia, Belgio, diciamo che arriviamo a 100 squadre potenziali sulle quali investire. E tra i potenziali investitori, ci sono quelli che vorrebbero investire nel calcio europeo. A gran parte degli investitori fuori dagli Stati Uniti non interessano gli sport americani. Parlo dei sudamericani, degli asiatici, del Medio oriente, e degli investitori europei. E il calcio è un piatto molto ghiotto. Analizzando domanda e offerta, credo ci saranno sempre più investitori in futuro che vorranno investire nelle squadre che verranno messe in vendita".

La strategia di investimento e le prospettive di ritorno sullo stesso.

Le persone che oggi guadagnano con il calcio italiano sono persone che hanno acquistato piccoli club di Serie B o club che erano andati in bancarotta. Penso a club come la Lazio, il Napoli, l’Atalanta. Altri club sono stati acquistati a prezzi bassi. Il prezzo di acquisto è importante per le prospettive di guadagno future. Nel mio caso, il prezzo di acquisto sarebbe stato inferiore se avessi rilevato la Fiorentina durante la pandemia. Ma credo che tutti gli investitori facciano un confronto tra il valore delle squadre americane, almeno per quanto riguarda gli americani, e quello delle squadre di calcio europee. Ho acquistato la Fiorentina a un prezzo doppio rispetto ai ricavi. Il valore delle squadre americane è di sei volte quello dei ricavi. Una grande differenza. Perché? Innanzitutto perché le squadre americane sono proprietarie dello stadio in cui giocano. In Italia la maggior parte degli stadi è di proprietà comunale. A Firenze paghiamo un affitto al Comune per poter giocare al Franchi. Lo stadio è stato costruito dal 1931 e uno dei grandi lati negativi del calcio italiano è la situazione relativa alle infrastrutture. L’impossibilità per le persone come me di dire “voglio costruire uno stadio nuovo, comodo per i tifosi e che possa generare ricavi”. In Italia è molto difficile farlo. Poi c’è l’aspetto burocratico, che è molto vincolante ed è completamente diverso da quanto succede negli Stati Uniti. Nelle maggiori leghe americane, le squadre non competono a livello internazionale. Quindi possono giocare quanto vogliono tra di loro e nessuna sa se sono i migliori al mondo oppure no. Negli Stati Uniti non esistono promozioni e retrocessioni. Dal punto di vista imprenditoriale, negli Stati Uniti si fa un ottimo lavoro, penso al salary cap, alle leghe chiuse, non esiste un mercato dei giocatori basato sui cartellini, come invece c’è in Europa. Lì, inoltre, i procuratori prendono delle percentuali sullo stipendio dei giocatori, circa il 3%. Negli Stati Uniti i è lavorato bene sul lato economico dello sport. Tuttavia, non è stato fatto un buon lavoro per quanto riguarda il calcio. Il calcio è uno sport internazionale. Se si paragonano gli stipendi che vengono dati ai giocatori in MLS, non possono essere paragonati a quelli dei giocatori di Chelsea, Juventus o Manchester City. Quindi è chiaro che la qualità dell’MLS non può essere alta. E il prodotto ne risente, non è appetibile per i tifosi. Oggi l’MLS genera 70 milioni di dollari di diritti televisivi per l’intero campionato, composto da 29 squadre. E gli Stati Uniti sono un paese molto, molto grande. La Premier League lo scorso anno generava 2,7 miliardi. Ed è un paese infinitamente più piccolo. Negli Stati Uniti la NBC paga alla Premier League  circa 150 milioni e credo che in futuro questa cifra raddoppierà. E la MLS ne riceve 70 milioni. Hanno fatto un grande lavoro dal punto di vista economico per alcuni sport, ma non per il calcio, che è uno sport seguito in tutto il mondo. Se vogliamo avvicinarci al calcio europeo, ci sono due cose da fare. Aumentare i multipli di valutazione per queste squadre e cercare di aumentare i ricavi. La crescita dei ricavi delle 20 migliori squadre pubblicata da Deloitte è stata del 9% negli ultimi 10 anni. Ed è un dato positivo. I multipli non sono cambiati, perché nel calcio europeo non ci sono le regole che sono state create, invece, negli Stati Uniti. Significa che se generi 600 milioni di dollari di ricavi, puoi spenderne 700 milioni. È quello che succede a squadre come il Barcellona e ad altre squadre, che pagano troppo i propri giocatori, e questo rende impossibile per squadre come la Fiorentina competere ad armi pari. Il mio suggerimento è quello di prendere spunto da quanto di positivo si fa negli sport americani. Come ad esempio il salary cap, il controllo sulle percentuali dei procuratori e sul mercato dei giocatori, la responsabilità finanziaria. Eliminare la burocrazia che fa in modo che tutti possano avere accesso ai giocatori (UEFA, FIFA, campionati nazionali). Oggi ci sono giocatori che si trovano in Sud America. Ne abbiamo due in Argentina, uno in Uruguay e uno che gioca per il Cile. E avrebbero una partita da giocare lunedì. Stavolta ce la faranno, ma l’ultima volta non è stato possibile, perché sono tornati in Italia lo stesso giorno della partita. Questo prima o poi deve essere regolamentato, perché ha un impatto sulle attività dei club. Sono i club a pagare i giocatori e i club devono poter gestire al meglio tutte queste situazioni".

Il nuovo stadio sarà costruito?

"Non da me. La città sta cercando di trovare i soldi per ristrutturare lo stadio esistente. Lo farà il Comune e lo affitterà, almeno per il momento. Quindi lo stadio non sarà di proprietà della Fiorentina e io non ci spenderò dei soldi. Il problema è che le regole non valgono per tutti. E questo ha falsato la classifica finale dello scorso campionato di Serie A. Ogni sei mesi dobbiamo fornire dei dati sul rapporto di liquidità nel calcio italiano. Io e altri club lo abbiamo fatto. Ho sempre fatto il mio dovere, ho messo io i soldi, il club non ha debiti, quindi se c’è bisogno di capitale, porto i soldi io dagli USA. Altri club non l’hanno fatto. C’erano alcuni club che erano ben lontani dal rispettare i requisiti necessari di liquidità. E uno di questi ha vinto il campionato. Successivamente, hanno dovuto rettificare il rapporto di liquidità vendendo giocatori come Lukaku e Hakimi. Questo dopo la fine del campionato, non prima. Chi non rispetta le regole stabilite dalla lega dovrebbe pagarne le conseguenze, come essere penalizzato in campionato. Penso che gli italiani, i tifosi della Fiorentina almeno, siano favorevoli alle mie proposte sul fatto che le regole debbano essere rispettate da tutti. Penso ad esempio a quello che succede in alcuni club europei, in cui determinati ricavi vengono fatti sparire, per poter dire di rispettare le regole. Sono molto severo a riguardo, se ci sono delle regole, devono essere rispettate. Se non vengono rispettate, ci devono essere delle sanzioni".

Con l’arrivo degli oligarchi del Golfo e altri investitoti simili, la struttura passerà dall’offerta di debito all’offerta di contanti?

"La mia è stata un’offerta, un pagamento esclusivamente in contanti. Grazie a un prestito dagli Stati Uniti".

I costi per il trasferimento dei calciatori torneranno a salire? È sostenibile?

"La cosa non sostenibile è che i costi dei trasferimenti e le commissioni ai procuratori ti fanno rischiare di perdere un calciatore a zero. Come è successo al Milan con Donnarumma o come sta accadendo con altri giocatori al PSG. E potrebbe succedere anche alla Fiorentina con Vlahovic. Noi gli abbiamo dato la possibilità di mettersi in mostra in campo, di giocare titolare. Ha segnato 20 gol e ora abbiamo dei problemi per quanto riguarda il rinnovo del contratto. Devono esserci delle regole chiare. Non possono esserci contratti di cinque anni, che alla fine non sono realmente di cinque anni perché al terzo anno viene già rinegoziato. Non possono esserci calciatori che rinegoziano perché vogliono più soldi. Sono qui da tre anni e non ho mai visto un giocatore venire da me e chiedermi meno soldi perché non ha disputato una stagione all’altezza. Non mi è mai successo. Chiedono sempre più soldi. E rispettiamo il lavoro degli intermediari. Gli intermediari vogliono guadagnarci sia dall’acquisto che dalla cessione di un calciatore. Le commissioni sono altissime, parliamo di moltissimi soldi. Questo non esiste negli USA. Non ci sono costi di trasferimento. Non si pagano contanti. I giocatori vengono scambiati, non esistono i costi del cartellino. Questi soldi escono dal sistema. I procuratori vengono pagati di più, perché convincono i giocatori a cambiare squadra ogni tre anni. La FIFA, la UEFA, la Serie A, la Premier League devono fare qualcosa. Penso che in Premier League le cose funzionino un po’ meglio, a dire la verità. Lì c’è una regola dei 5 anni + 1. Significa che puoi estendere il contratto di un anno oltre ai cinque già previsti. In Italia non si può fare. Perché? Perché lo dice una legge del 1981. Come può essere ancora valida nel 2021? Sono passati 40 anni. Ci sono degli aspetti che devono essere regolamentati e ci devono essere leggi valide per tutti i paesi in cui si gioca a calcio. Abbiamo parlato con Ceferin e mi ha promesso che la questione dei procuratori sarà trattata il prima possibile. Ho parlato anche con Gravina e anche lui mi ha detto che questa questione deve essere risolta. Perché non si può investire su un giocatore se i nostri interessi non convergono. Significa che se fa bene gioca, se fa male va in panchina. Se fa bene e vuole più soldi, la Fiorentina deve poter trarne dei benefici. Non è possibile che se un giocatore fa bene, il giorno dopo vuole andarsene".