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Capello: “La chiave del Milan è la spensieratezza. Scudetto? Tutte alla pari”

Fabio Capello ex allenatore del Milan

Ai microfoni de La Gazzetta dello Sport è intervenuto l'ex c.t. dell'Inghilterra ed ex allenatore del Milan Fabio Capello

Redazione Il Milanista

"Mente aperta e ritorno alle radici. Il nostro calcio deve ritrovare la sua identità, l’ABC che abbiamo perso", inizia così l'intervista de La Gazzetta dello Sport all'ex allenatore di Milan e Roma, tra le altre, Fabio Capello. Ecco le sue parole:

In che senso, signor Capello? - "Nel senso che non possiamo pensare di essere moderni giocando il calcio di Guardiola di 15 anni fa. Noi italiani abbiamo altre caratteristiche, non potremo mai essere come gli spagnoli. E poi bisogna avere in campo i migliori. Io da ragazzo andavo a San Siro a studiare Luis Suarez. Alla Spal ho avuto la fortuna di trovare grandi maestri: Massei, Bagnoli. Copiavo e imparavo. Se hai dei mediocri accanto non puoi crescere".

Si parla tanto dei vivai e dei troppi stranieri... - "Non capisco il problema e adesso non sono preparato sul tema vivai, lo ero di più quando ero responsabile del settore giovanile del Milan, quindi non mi pronuncio. Ma la globalizzazione esiste. Se abbiamo dei ragazzi africani o originari in qualsiasi paese del mondo che cosa facciamo? Non li tesseriamo?".

Sorpreso dell'eliminazione dell’Italia dal Mondiale? - "Diciamo che siamo fuori per due rigori sbagliati. Diciamo anche che abbiamo fatto un Europeo fantastico, ma siamo arrivati due volte al successo attraverso i rigori. Ma ho notato nelle qualificazioni che non c’era lo stesso animus pugnandi. Ci siamo un po’ seduti sulla gloria. Forse Mancini ha avuto un po’ troppa riconoscenza per chi era stato protagonista, ma è un errore che fanno tutti gli allenatori. E mi auguro che continui il suo lavoro, perché conosce i giocatori e sa dove mettere le mani".

Veniamo al campionato. Otto tappe di fuoco, chi è favorito? - "Nessuno, al momento sono 4 squadre in lotta con il 25 per cento di possibilità di vincere".

Davvero la Juve le sembra ancora in corsa? Allegri si è chiamato fuori - "Allegri è un uomo intelligente e fa giocare la squadra come può. Tutte queste critiche per gli 1-0 non le capisco".

L'elogio del giochismo le pare stucchevole? - "Più che stucchevole, una grossa stupidata. E una mancanza di rispetto per quello che Allegri ha fatto. Ripeto, ma mi sembra di parlare ai sordi, che giocando il calcio con i passaggi corti e copiando il Guardiola di tanti anni fa non si risolve nulla".

L’Inter le sembra in calo? - "Altra esagerazione. Non vedo una squadra abbattuta. L’Inter si riprenderà, ma molto dipenderà dalla gara di domenica con la Juve. Un pareggio sarebbe una sconfitta per entrambe, quindi penso che gli allenatori se la giocheranno con le armi che hanno. La Juve essendo indietro in classifica dovrà rischiare di più, ma neppure l’Inter può permettersi un pareggio. Le distanze sono minime. E nella lotta scudetto non dimentichiamo il Napoli, una buonissima squadra: è cresciuta molto e ha un tecnico che sa dove portarla".

Chi è l'allenatore più adatto a questa lunga volata? - "Direi Allegri: parte di rincorsa visto che è dietro e ha meno peso sulle spalle. Il peso sulla schiena lo portano gli altri".

Il Milan è in testa, qualche vantaggio dovrebbe averlo - "Ha prima di tutto il vantaggio della spensieratezza, è questa la chiave. Il Milan è una squadra che trasmette allegria ed è guidata da un allenatore che sta facendo un lavoro ottimo. Ma come tutti i gruppi giovani può avere alti e bassi. E occhio al calendario, che non è semplice".

Ma non ha scontri diretti, questo non dovrebbe semplificare le cose? - "Il Milan si esalta nelle grandi partite. Logico per una squadra basata sui giovani. Ogni allenatore sa che quando le partite sono importanti c’è poco da dire: le motivazioni arrivano da sole. Ma poi bisogna mantenere la concentrazione sempre".

La squadra di Pioli le sembra quella con la rosa meno attrezzata? - "È come tutte le squadre dove ci sono tanti giovani. L’allegria del gioco è il loro punto forte. Ma fra le quattro in lotta mi sembra quella più enigmatica".

Il fatto che il campionato sia tanto equilibrato è un segnale positivo o un sintomo di allineamento verso il basso? - "A livello internazionale non ci siamo, soltanto l’Atalanta che non è fra le quattro in lotta per lo scudetto si è dimostrata competitiva. Dobbiamo cambiare nei ritmi di gioco: per ora siamo veloci lentamente e non serve. Bisogna prendere il modello tedesco, recuperare palla e giocarla subito in avanti. Le qualità per farlo ci sono".

I suoi uomini chiave nella lotta scudetto? - "Osimhen, Vlahovic, Leao se è in giornata, Dzeko, perché con i ritmi che calano con la sua classe può fare la differenza".

Davvero non vuole indicare una favorita per lo scudetto? -  "Come ho già detto, una uscirà di scena domenica. Per ora sono tutte alla pari".